Il nostro è un Paese davvero strano. Mentre si susseguono iniziative per “bloccare” immigrazione clandestina (o presunta tale), poco o nulla si fa per evitare che i nostri soprattutto i più giovani, lascino l’ Italia in cerca di lavoro. Si temono gli sbarchi e i nostri ragazzi fuggono. I migranti arrivano e le ragazze italiane scappano (non da loro ci mancherebbe, ma dalla disoccupazione). Sembrerebbe un paradosso invece è la verità. Quanti di noi hanno sentito frasi del tipo, qualunquiste ma dettate spesso dalla disperazione,“…i negri mangiano a nostre spese e mio figlio è disoccupato”, oppure ancora più disarmante: “…ci levano il lavoro” e via così riempiendo le cronache giornaliere da bar con frasi inutili. Allora mentre aspettiamo gli effetti delle leggi del nuovo governo (ed incrociamo le dita), spulciando su internet scopriamo iniziative come dire, particolari. Il vescovo di Cefalù, Giuseppe Marciante, ha convocato i sindaci della sua diocesi (che comprende anche i paesi delle Madonie ) e li ha invitati a prendere iniziative concrete: “….i giovani scappano perché senza futuro e speranza. Respingere ogni possibile e anche non voluta sterile forma di inerzia, di passività, di rassegnazione che potrebbe trasformare le nostre comunità in silenziosi cimiteri. Presto resteranno solo le terre abbandonate e aride – ha detto il presule -. Cari sindaci, si verrà nei nostri paesi, soprattutto quelli delle aree interne, solo per trovare i defunti. I nostri paesi sprofondano. Non offrire ai giovani prospettive di futuro significa rubare loro la speranza”. Ma il sant’uomo del vescovo non si limitato solo ad ammonire i primi cittadini (quelli sono già ammoniti quotidianamente dai loro concittadini): “La diocesi – ha detto – è pronta a mettere in gioco i beni di sua proprietà”. Ci immaginiamo le facce dei primi cittadini a queste parole. “Il nostro territorio – ha detto ancora il vescovo – è caratterizzato non solo da ricchezze naturalistiche, ma anche da un patrimonio artistico e culturale: occorre creare percorsi legati al patrimonio artistico della diocesi e con le parrocchie progetti che coinvolgano giovani, progetti che puntino alla conoscenza e valorizzazione dei beni di un paese”. Fin qui potrebbero essere le parole (talvolta sterili e scontate) di qualsiasi rappresentante delle istituzioni, ma monsignor Marciate ha aggiunto altro, da uomo del suo territorio che vive evidentemente la quotidianità dei siciliani tracciando le altre urgenze della sua (e nostra) zona: sanità, rete viaria, prevenzione degli incendi, scuola e turismo. Poi però da uomo che di fede deve averne tanta, ha chiesto ai primi cittadini di elaborare progetti comuni e fare unità e si è proposto come parte attiva per il rilancio del territorio. Infine i sindaci sono tornati a casa mentre i nostri ragazzi stanno continuando a scappare. Monsignore ci faccia sapere quanti progetti saranno elaborati dai sindaci della zona…