Alberi secchi alla Villa Cavallotti, parla l’agronomo Pietro Marchetti: “La causa, lo scarso apporto dell’acqua di irrigazione”

redazione

Alberi secchi alla Villa Cavallotti, parla l’agronomo Pietro Marchetti: “La causa, lo scarso apporto dell’acqua di irrigazione”

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giovedì 02 Agosto 2018 - 16:11

“Dopo avere perso per sempre, a causa dell’azione congiunta di un parassita e dell’imperizia, il doppio filare di palme delle Canarie che, elegantemente, caratterizzava il nostro Lungomare, adesso, un altro simbolo vegetale della nostra Città e dell’intero paesaggio costiero siciliano è in serio pericolo”. Ad annunciarlo tramite le pagine Social, il dottore agronomo marsalese Pietro Marchetti, in merito ai due splendidi esemplari di Araucaria Heterophylla radicati all’ingresso della Villa Cavallotti e ad altre due piante situate nella porzione mediana del giardino pubblico di Porta Nuova che presentano estese porzioni di chioma secche. Marsala negli anni, è sempre stata poco attenta alla salvaguardia del verde pubblico. Da ricordare i viali di via Sibilla morti per necrosi dovuti alla capitozzatura (tagli sconsiderati alla chioma) e l’intervento dell’Ordine degli Agronomi che aveva chiesto all’Amministrazione comunale di intervenire in maniera corretta, tracciando anche una relazione con diverse alternative da verificare. L’unico consiglio attuato al momento, è quello dello spartitraffico di via Grignani, in zona Porticella, dove le radici dei pini avevano rovinato il manto stradale. Pini che sono stati rimossi e sostituiti da altre piante. Stessa cosà andrà fatta nello spartitraffico di Piazza Marconi, accanto alla Villa.

Adesso un nuovo “appello” da parte degli esperti: “Il processo di disseccamento sembra progredire dalla porzione distale delle piante verso la base della chioma – continua Pietro Marchetti -. Ognuno dei quattro alberi presenta un differente sviluppo del processo di disseccamento e soltanto la pianta interna, più vicina alle abitazioni (lato via Diaz), mostra una situazione più critica, ma comunque reversibile se si interviene repentinamente. La causa primaria del deperimento di questi monumenti vegetali, con ben oltre un secolo di vita, potrebbe essere semplicemente dovuta al mancato apporto di acqua di irrigazione o alla modifica/riduzione della somministrazione della stessa. La specie, infatti, è scarsamente suscettibile alle malattie di origine biotica e l’osservazione delle foglie cadute al suolo conferma l’assenza di patogeni. Quindi – dice infine il professionista – se non vogliamo perdere anche questi ultimi superstiti carichi di storia e di ossigeno, facciamo in modo che venga controllato l’impianto d’irrigazione ed apportato il corretto quantitativo d’acqua giornaliero, prima che il processo di deperimento vegetativo diventi irreversibile”.

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