In seguito all’audizione compiuta dalla Commissione regionale antimafia, abbiamo appreso in questi giorni che in provincia di Trapani sono stati scarcerati per fine pena, o stanno per esserlo, 59 mafiosi. Tra questi c’è anche Salvatore Messina Denaro, fratello del più celebre Matteo. A comunicarlo alla stampa è stato Claudio Fava, nell’esercizio del suo ruolo di presidente della suddetta Commissione.
Più o meno in contemporanea, l’uomo che dovrebbe seguire con attenzione processi di siffatta delicatezza, dopo settimane trascorse ad occuparsi esclusivamente delle navi ong salva-migranti e della schedatura dei rom, ha pensato bene di dedicare il proprio pensiero quotidiano allo scrittore Roberto Saviano, lasciando intendere la possibilità che gli venga revocata la scorta. Ieri, poi, con un’improvvisa licenza dal suo settore di competenza, il Ministro degli Interni si è lanciato in un incursione sul delicato tema dei vaccini, affermando che ce ne sarebbero almeno dieci “inutili e dannosi” (ma la Ministra della Salute non è Giulia Grillo?). Di questo passo, c’è da aspettarsi che Matteo Salvini inizi a pontificare, con uno sguardo costante ai sondaggi, su qualsiasi ambito dello scibile umano. Tra qualche giorno, chissà, potremmo persino vederlo in una diretta facebook in coppia con la compagna Elisa Isoardi, in una versione domestica de “La prova del cuoco”, mentre si lascia andare a una crociata contro cous cous e kebab.
Di un argomento, però, evidentemente Matteo Salvini fa maledettamente fatica a parlare, nonostante – da Ministro dell’Interno – sia il più titolato ad occuparsene: la lotta alla mafia. Non lo ha fatto nella sua prima uscita governativa, quando è arrivato in Sicilia a ridosso del primo turno delle elezioni amministrative. Non lo ha fatto nei giorni successivi. E, del resto, anche il contratto di governo appare piuttosto vago sull’argomento. Sarebbe interessante capire, ad esempio, se sullo scioglimento delle amministrazioni comunali per infiltrazioni mafiose seguirà – per citare i suoi più recenti predecessori – l’approccio iper garantista di Angelino Alfano o quello rigoroso di Marco Minniti. Finora, l’unica sua sortita sul tema l’ha riservata a Saviano, nemico giurato dei clan camorristici che da anni vive sotto scorta per l’impegno antimafia che caratterizza i suoi scritti e le sue uscite pubbliche.
Forse Salvini non è poi così coraggioso come qualcuno crede. Del resto, tre anni fa a Marsala bastò la pacifica contestazione di un gruppo di giovani, armati solo dei propri striscioni, per indurlo a rinunciare al suo comizio. O forse, semplicemente, non è interessato a fare della lotta alla mafia un punto centrale della propria azione di governo. Per strategia o per disinteresse, poco cambia. Comunque sia, i clan ringraziano.