Caro Peppino, come si sta lassù? Quarant’anni fa la Sicilia non se la passava affatto bene, anche se c’erano a macchia di leopardo tante voci che denunciavano la mafia, la corruzione e il malaffare e nei siciliani onesti stava cominciando a crescere un sentimento di speranza nel cambiamento che in passato era spesso mancato.
Quarant’anni dopo la Sicilia continua a non passarsela bene: mafia, corruzione e malaffare hanno cambiato pelle e modo di manifestarsi, ma sono ancora ben presenti nelle nostre vite. Ci sono ancora latitanti che si fanno beffe dello Stato, politici complici e pezzi di borghesia conniventi. Anche l’emigrazione giovanile c’era allora e c’è ancora adesso. Così come il clientelismo, la difficoltà ad affermare principi meritocratici, a valorizzare le potenzialità che madre natura ci ha messo a disposizione, assieme al patrimonio che ci hanno regalato le tante popolazioni che sono passate da qui. E c’è ancora la povertà, che in questi ultimi anni pare che sia addirittura cresciuta, creando nuove situazioni di disagio e sofferenza, come se quelle che c’erano già non fossero abbastanza.
Mi rendo conto che non sia bello scriverti solo per darti cattive notizie, che peraltro credo ti siano già arrivate. Perchè è anche vero che in questi 40 anni sono accadute cose importanti: a partire dalla verità processuale che ha spazzato anni di depistaggi, consentendo a tutti di sapere che non fosti tu a farti saltare in area come un “bombarolo” qualsiasi nella notte in cui le Brigate Rosse stavano organizzando il cadavere di Aldo Moro. E che sono arrivate altre voci a urlare che “la mafia è una montagna” di merda, grazie al lavoro della tua famiglia a Cinisi, dei tuoi amici, del Centro Impastato, di chi ha raccolto il testimone del tuo impegno per la Sicilia come di chi ha iniziato a conoscerti grazie ai “Cento Passi” di Marco Tullio Giordana. E’ persino accaduto che un Tribunale della Repubblica abbia riconosciuto l’esistenza di una trattativa tra Stato e mafia, condannando pezzi infedeli delle nostre istituzioni e contribuendo a disegnare i contorni di un quadro che ancora deve essere completato. Ma che te lo scrivo a fare…ti saranno arrivate anche le buone notizie, oltre alle cattive.
E allora non mi resta che confidarti un auspicio, che nasce da tanti volti che ho incontrato in questi anni, da una parte all’altra della Sicilia. Ci sono davvero molti, molti giovani che sono pronti a prendersela sulle spalle questa terra. Con fatica, con difficoltà, ma forse stavolta ce la faranno davvero. Lavorano sotto traccia e di tanto in tanto colpiscono con buone pratiche o azioni simboliche che disorientano chi è abituato a guardare il mondo con gli occhi del passato. L’organizzazione non è il loro punto forte e in Sicilia, lo sai bene, è difficile pensare con la logica del collettivo. Però sento che stanno migliorando anche in questo aspetto. E se dovessero riuscirci, vedrai che bella risata che ti faranno fare…