Il 4 marzo voteranno per la prima volta i giovani nati nel nuovo millennio. Spesso ci chiediamo: chi sceglieranno? Andranno alle urne? Leggendo in questi giorni ci siamo fatti un’idea: non è assolutamente vero che i giovani ignorano tutto della politica e che non conoscono chi rappresenta le istituzioni. Si tratta di un luogo comune a cui tutti siamo cascati in queste settimane. Secondo una indagine la maggior parte sa a quanti anni si può votare per il Senato, chi sono i leader delle principali forze politiche, per cosa voteremo il 4 marzo e persino il nome della nuova legge elettorale anche se faticano a capirla, come molti di noi del resto. Il problema sembra essere un altro: il 22%, secondo un recente sondaggio eseguito dall’istituto Piepoli, potrebbe non votare. Un dato che aumenta al 40,3 % a detta di un altro sondaggio pubblicato da un noto settimanale. Anche noi in passato siamo stati tentati di non recarci alle urne. Ma poi, vuoi per appartenenza, vuoi per mancanza di coraggio, vuoi perché abbiamo sempre pensato che era giusto così, la domenica deputata, imbracciata la scheda, siamo andati alle urne. Siamo cresciuti con i volti di Aldo Moro, Enrico Berlinguer, Giulio Andreotti. Poi sono arrivati i Berlusconi, Casini, D’Alema, Bonino, ed altri che perennemente abbiamo davanti agli occhi. La generazione dei nati nel secolo nuovo hanno conosciuto le stesse persone. Noi non abbiamo tutoli per dare consigli, ne avremmo anzi bisogno. Chiediamo ai giovani che stanno decidendo di votare di farlo chiedendo alcune cose ai candidati dei loro collegi. Per esempio, quand’è l’ultima volta che hanno lavorato? (dato per scontato che la politica dovrebbe essere servizio non lavoro a tempo indeterminato), qual è l’ultimo libro che hanno letto (libretto delle istruzioni del telefonino a parte…), quanti sono i migranti in Italia e da dove arrivano? Se non sono nuovi della politica consiglieremmo di chiedere quante casacche hanno già cambiato. Si potrebbe, passando per le futilità quotidiane chiedere: quanto costa un chilo di pane? E un litro di latte?) per poi andare su argomenti, non so se ci capite, più profondi. Sono mai stati in una moschea? E in una sinagoga? (noi che abbiamo una fissa per queste cose chiederemmo anche quanto tempo trascorrono in silenzio durante la loro giornata? Anche perché siamo convinti che in silenzio si pensa meglio e per pensare occorre un oggetto che non tutti hanno). Ci ha colpito per esempio l’aver letto che il ministro degli Interni che è candidato e quindi non ne citeremo il nome, entrando alla Grande Moschea di Roma ha detto: “E’ un’emozione, è un onore essere qui, per me è la prima volta e nel momento in cui si entra in un luogo istituzionalmente votato al culto ci si sente sempre messi alla prova”. E dire che fa il ministro dell’Interno non dello sport e alla sua età non ha mai messo piede in moschea. Noi comunque andremo a votare, e magari sbaglieremo ancora (questa con le altre, diceva una nostra anziana congiunta). Lo faremo ricordando un incontro avuto anni fa con Armando Gasiani. E’ uno dei pochi partigiani viventi (oggi ha 92 anni) e gira ancora per le scuole per raccontare la sua esperienza di deportato sopravvissuto. Ci disse e credo che lo ripeta ancora: “Il voto e la libertà l’abbiamo conquistata per voi, per tutti. Non buttateli”.
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