Se il buon giorno si vede dal mattino… l’inizio dei lavori dell’Ars non autorizza ad essere ottimisti. Neanche il tempo di cominciare e ci si ritrova con lo stesso presidente – Gianfranco Miccichè – che aveva guidato l’assemblea tra il 2006 e il 2008, ai tempi di Totò Cuffaro. Nella sua carriera politica, Gianfranco Miccichè ha avuto molte vite, passando da Lotta Continua all’amicizia con Marcello Dell’Utri che gli spalancò le porte del Parlamento già nel 1994. Da allora, tante battaglie vinte e qualcuna persa (alle amministrative palermitane del ’97 o alla presidenza della Regione nel 2012). Le cronache del 2001 lo ricordano come il regista del clamoroso “cappotto” – 61 a 0 – che il Polo delle Libertà di Silvio Berlusconi mise a segno alle elezioni politiche di quell’anno. Del Miccichè di quegli anni ricordiamo anche le battaglie contro i simboli dell’antimafia, dalla storica fiction Rai “La Piovra” alla scelta di intestare l’aeroporto di Punta Raisi a Falcone e Borsellino. Poi ci fu la vicenda della cocaina che arrivava direttamente al Ministero negli anni ruggenti del secondo governo Berlusconi, da cui a un certo punto decise anche di smarcarsi, inventandosi prima il Pdl Sicilia come gruppo autonomo all’Ars e poi Grande Sud. La mancata rielezione al Senato nel 2013 lo convinse a tornare con il Cavaliere di Arcore, anche perchè – come cantava Venditti – “certi amori non finiscono, fanno dei giri immensi e poi ritornano…”.
E adesso ci ritroviamo Miccichè nuovamente alla presidenza dell’Ars in uno scenario politico che a livello regionale e nazionale sembra aver rimesso le lancette del tempo indietro di una decina d’anni, con il centrodestra nuovamente al potere, più o meno con gli stessi uomini che avevano governato per gran parte della Seconda Repubblica. Neanche il tempo di cominciare e Miccichè è già tornato a tuonare contro la Commissione regionale Antimafia, a cui vorrebbe cambiare nome (dev’essere proprio una fissazione…) e funzioni. Il paradosso è che il presidente di tale organismo, fino a qualche settimana fa era proprio il neo presidente della Regione Nello Musumeci. Saranno in molti in queste ore a ricordare quanto sia stato limitato il contributo di tale Commissione alla lotta alla criminalità organizzata nel tempo. I sostenitori di queste tesi dimenticano però che le istituzioni sono fatte dagli uomini ed è a loro che spetta farle funzionare. Ma soprattutto, ci si dimentica che la lotta alla mafia si nutre sicuramente di sostanza, ma anche di segnali. E assumere un incarico importante come la presidenza dell’Ars dedicando il proprio primo pensiero alla Commissione Antimafia, sicuramente non fa dispiacere le cosche, mentre lascia interdetti quanti si aspettano da Musumeci un impegno coerente con quello che lo ha spinto in tempi non sospetti a chiamare la propria creatura politica “Diventerà Bellissima”, rendendo omaggio a uno dei più celebri interventi civili di Paolo Borsellino.
Che poi su Miccichè siano confluiti anche i voti di alcuni deputati regionali di Sicilia Futura e Pd, non è che l’ennesima dimostrazione della schizofrenia di cui soffre il centrosinistra siciliano, che evidentemente in questi anni ha arruolato nei propri ranghi uomini e donne che poco avevano da spartire con l’eredità morale e politica di Pio La Torre e Piersanti Mattarella: cambiato il vento, non stanno facendo altro che tornare nei luoghi in cui si trovano più a proprio agio. Più che prendersela con loro, i simpatizzanti del Pd farebbero bene ad arrabbiarsi con chi se li è messi dentro.