Il tribunale di Marsala, presieduto da Matteo Giacalone ha condannato ad un anno e mezzo di reclusione il pregiudicato marsalese Maurizio Planeta, di 48 anni accusato di “stalking” ai danni della giornalista Antonella Lusseri. La nostra collega vive da anni in un appartamento nella via Antonino Barraco, nel centro storico di Marsala. Il Planeta è vicino di casa di Antonella Lusseri.
La giornalista che nel processo si è costituita parte civile assistita dell’avvocato Concetta Inglese, ha parlato di atti persecutori ai suoi danni che avrebbero avuto origine nel 2014. “Quando andai ad abitare nella mia casa il rapporto con il Planeta era di buon vicinato – raccontò la giornalista anche in una intervista che concesse allora alla nostra testata– . Subito però mi sono accorta che le sue attenzioni erano sfociate in un atteggiamento di molestia sebbene alquanto stupida . Lo ignoravo, ma, dovendo “per forza” rientrare a casa, notavo che la su a condotta si faceva sempre più assillante”.
La Lusseri decise quindi di denunciarlo. Su indicazione delle forze dell’ordine installò delle telecamere davanti l’ingresso della sua abitazione. Sempre su consiglio della autorità di polizia, teneva anche il telefonino sempre acceso per registrare il momento del suo rientro in casa. Inoltre la giornalista entrava ed usciva dal suo appartamento da una uscita secondaria. Il Planeta per un periodò si trovò agli arresti domiciliari che gli vennero revocati e finì in carcere.
“Il mio vicino aveva anche – ha dichiarato Antonella Lusseri – minacciato i vicini di casa con un coltello. Quando stava per essere scarcerato, mi ero nuovamente preoccupata”. Durante le udienze sono state acquisite agli atti le registrazioni fatte dalla telecamera fissa e quelle effettuate dalla giornalista con il suo telefonino. Una volta mi disse – ha detto la giornalista, “Io mi sono fatto tanti anni di galera, non ho niente da perdere, se mi crei problemi le conseguenze le paghi tu e le altre vicine di casa”. Di quello che affermo ci sono prove, registrazioni e riprese video”. In aula, il Planeta si è difeso affermando: “C’erano dei diverbi, ma erano solo per questioni di vicinato”. Per la difesa, infatti, la vicenda sarebbe stata un po’ “ingigantita”.
Dopo la lettura della sentenza, l’avvocato difensore Francesca Frusteri ha dichiarato: “Esito scontato. Sembrerà strano ma era proprio quello che ci aspettavamo vista la eco mediatica che inevitabilmente ha influenzato la serenità del giudizio. Rispettiamo la sentenza ma non la condividiamo e attendiamo tra 90 giorni di leggere le motivazioni per proporre appello”. Il p.m. Aveva chiesto per l’imputato la condanna a 2 anni e 4 mesi di carcere