Mentre i programmi tv delle maggiori reti hanno ripreso a pieno regine dopo la pausa estiva, e ricominciano i programmi cosiddetti d’inchiesta dove assistiamo ad indagini giornalistiche anche di ottima fattura, il Tg 1, nell’inserto culturale ha mandato in onda, domenica scorsa alle 13.45, un servizio destinato a cambiare le sorti dell’Italia. Ci ha raccontato la gentile collega che ha curato il pezzo da Vicenza, che nella città veneta si è costituito un comitato per la difesa del “Baccalà Mantecato”. Ora noi non siamo contrari alle abbuffate di stoccafisso, ma dato che siamo in periodo di giornalismo d’inchiesta, abbiamo cercato di capire che cosa può essere successo da quelle parti da indurre i veneti a costituite addirittura un comitato per difendere il prezioso manicaretto. Intanto ci siamo chiesti: chi sono quei deficienti che attentano al futuro del Baccalà? Nottetempo, immaginiamo, si aggirano per Vicenza malintenzionati che a naso, non so se ci capite, individuano le massaie e distruggono gli stoccafissi? Ma non hanno fatto i conti con i veri difensori della genuinità che, secondo il telegiornale, costituitisi in comitato, difendono strenuamente il prodotto ittico. E noi che pensavamo che i problemi del nord est del Paese fossero altri. Ci sbagliavamo e chiediamo venia. Naturalmente c’è anche un presidente di questa associazione, che la collega curatrice dell’inchiesta ha ritenuto opportuno intervistare (quando si dice completezza dell’informazione…). Così abbiamo appreso che si tratta di un nobile. Cliccando il suo nome su internet (vedi quando a volte il mezzo serve?) abbiamo saputo che la sua famiglia si è data per anni alla politica, naturalmente nel partito monarchico. Un nostro amico di quelle parti, che ha una certa età e che abbiamo subito contattato, ci ha raccontato che il padre del presidente dei difensori dei merluzzi mantecati una volta chiudendo una campagna elettorale nella quale era candidato in piazza (allora si usava così), se ne uscì con queste parole: “ Dicono che siamo venduti. Ebbene sì, siamo venduti. Siamo venduti a questo cielo, a queste montagne, a questa bella Italia”. Si vedeva benissimo che il marchese era sincero e se lo diceva lui non c’era da dubitare che fosse venduto. Ma il problema non era questo. Il problema era scoprire chi fosse quell’imbecille che l’aveva comprato. A scanso di equivoci, noi siamo per il baccalà mantecato e se gli amici vicentini vogliono, aderiamo al comitato. Inviateci la tessera.
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