a Mario Lunetta
di Antonino Contiliano
Il 4 agosto 2017 (dalle ore 21,00), l’“Organizzazione Non Governativa dei Poeti Non Estinti” organizza il “qualunque” ad animare (con letture e produzione libera) la serata artistico-poetica alla luce della poesia demistificante e dissacrante l’osceno delle verità dei poteri del mondo (italiano, europeo e non). Lo scialo è in onore dello scrittore e critico Mario Lunetta (deceduto il 6 luglio c.a.) – il poeta della “poesia materiale della contraddizione”, la poesia del polemos delle armonie caotiche e delle “pluri-biforcazioni” ri-voluzionarie e fratture d’ossa pratiche! Il 4 agosto 2017 (dalle ore 21,00), l’“Organizzazione Non Governativa dei Poeti Non Estinti”, pertanto,
IN-VITA
tutti, il chiunque, a partecipare con i propri attrezzi alle follie dei sogni di guerra della poesia materiale e del dissenso. Che, liberamente, alla taverna dei cazzuti della poesia “fuori sesto”, partecipi con poesie, musica, canti, barzellette, racconti, quadri, chitarre e violini, et alia. La partecipazione è GRATUITA (e libero l’ingresso nel recinto della sana pazzia poetica) ed estesa anche a poeti, artisti, scrittori e musicisti non marsalesi.
Condizioni di agibilità: munirsi di candele o lampadine per leggere (di giubbotti se la serata tira vento frescoso). Le 2rocche (lo scoglio della poesia) non servono che la luce propria, la rivoluzione. Una parola in disuso, ma non estinta! Il problema, dice Humpty Dumpty, ribattendo ad Alice (che osserva come mai le parole possano avere significati così diversi), è “chi è il padrone della lingua – tutto qui”! Così guerra, buona guerra, parole buone alla “Confraternita dei puttanieri/alla Taverna della Minchia” (Catullo), i “palazzinari” del potere che tra “La ballata del D’Alema” e l’”uovo in camicia” del ronzino Renzi fanno export-import di notti brave e di lusca berlusca al losco dei paradisi fiscali. Ça va sans dire non distinguono più tra sn e ds e rivoluzioni degli oppressi.
Insomma facciamo poesia come conflitto, antagonismo e furore, ossia pratichiamo la morte della poesia del cuore che lo rima con amore-dolore. Salutiamo il cuore invece che lega la passione criminale della crudeltà linguistico-terragna nell’intrigo del qui e ora e contro gli stereotipi che ne legano le fibrose sistole e diastole disarmoniche all’interiorità smondanizzata e castrata.