Ieri vi abbiamo raccontato della singolare offerta turistica da parte di un operatore trapanese, che propone ai visitatori il Mafia Tour, “un affascinante tour nel mondo della mafia siciliana” fra attrazioni e “aneddoti per entrare nell’atmosfera della giornata“. Il pacchetto turistico è accompagnato anche da un video promozionale in cui viene simulata una sparatoria in piazza Locatelli, nel centro storico di Trapani.
Sulla vicenda è intervenuto – interpellato dalla nostra redazione – anche Salvatore Inguì, coordinatore provinciale di Libera Trapani:
“Non conoscevo questa attività – ha detto Inguì – Non siamo mai stati contattati. Eppure siamo sul territorio e in questi giorni, in vista della Giornata della Memoria e dell’Impegno siamo stati anche molto presenti sui mezzi di informazione. Tuttavia, leggendo il vostro articolo, vengono fuori alcune riflessioni. L’ideatore del progetto promette di far conoscere “l’affascinante mondo della mafia” e questa cosa mi mette un po’ di apprensione. Anche perché, io lavoro ogni giorno con ragazzi che sono affascinati dalla mafia e che vorrebbero entrare a farvi parte. E’ innegabile che il mondo della mafia possa esercitare il suo fascino, anche a causa di certe rappresentazioni che lo hanno in qualche modo accresciuto, dai film alle serie tv. Avrei preferito per questo che un’iniziativa del genere puntasse su un’Antimafia Tour, come facciamo già noi nei nostri campi di lavoro o Addio Pizzo. Organizziamo visite guidate nei luoghi della memoria, ma lì è l’antimafia che parla. Ci sono pagine gloriose della storia siciliana che andrebbero raccontate, già a partire dalla fine dell’800, con i contadini che si organizzavano con i fasci siciliani e i sindacalisti, come il marsalese Vito Pipitone, che lottavano per i diritti dei braccianti. L’idea invece di promuovere un Mafia Tour mi mette in allarme. Non vorrei si suscitassero altri motivi di ammirazione. Vedo poi che l’iniziativa si presenta con la foto di un grembiule che raffigura un’immagine del film “Il Padrino”, che è proprio uno di quei film che più hanno contribuito ad alimentare il mito della mafia. Avrei preferito vederlo con un grembiule raffigurante l’immagine di Mauro Rostagno e Peppino Impastato. Non vorrei, a questo punto – conclude il coordinatore provinciale di Libera – che fossimo di fronte a un altro tentativo di mercificazione del fenomeno mafioso, come quello della panineria che nel menù aveva inserito i panini con i nomi delle vittime di mafia. Sicuramente, la presentazione non promette bene”.