In questi giorni ci siamo a ritrovati a scrivere più volte della vicenda di Maria Caruso, la signora che negli ultimi anni è diventata una star del web con lo pseudonimo di Maria Di Trapani e che adesso ha denunciato i due autori della trasmissione televisiva “Stranuamuri sicilianu”, accusandoli di averla ripetutamente maltrattata. In corso d’opera, abbiamo scoperto che quello che per noi era un articolo di cronaca come tanti altri, si è trasformato rapidamente in una notizia virale, capace di attrarre l’opinione pubblica come in poche altre occasioni e di alimentare un tam tam mediatico che ha meritato persino le attenzioni delle tv nazionali.
Si sarà stupito meno di noi, magari, chi in questi anni ha cliccato sui video che immortalano la signora Maria impegnata a parlare di ricette, meteo, sentimenti, sessualità e tanto altro, sollecitata dagli autori della suddetta trasmissione. Se è vero che sarà il Tribunale di Marsala a decidere se effettivamente la signora Caruso ha subito i maltrattamenti che denuncia, per quanto ci riguarda la vicenda merita attenzione per riflettere in maniera più articolata su un fenomeno che vede spesso tv, web e media d’ogni tipo strumentalizzare alcune situazioni di disagio sociale o psicologico trasformando i “freak” (uomini e donne più o meno giovani che vivono ai margini della propria comunità) in autentici fenomeni da baraccone. Da un lato c’è un pubblico che si alimenta voracemente di questi video per riderne in maniera becera. Come tanti stolti che abbiamo conosciuto a scuola media o alle superiori: incapaci di immaginare un contributo costruttivo al mondo intorno a loro, ma improvvisamente brillanti e creativi quando c’era da deridere il compagno più timido e impacciato. Dall’altro lato, ci sono gli autori di questi programmi: poco importa se conducano trasmissioni dalla confezione patinata (magari lo “Show dei record” su Canale 5) o artigianale (come quelli delle tv locali).
I due poli – chi deride e chi crea le condizioni per la derisione – sono due lati di una stessa medaglia, in cui – per citare Pirandello – l’avvertimento del contrario (qui riferibile alle improbabili gesta del freak di turno) si consuma senza alcuna traccia di sentimento. Un meccanismo perverso che si esaurisce nello spazio di una risata, in spregio a qualsiasi forma di umana partecipazione emotiva. Il loro è bullismo mediatico allo stato puro e appare scandaloso che un Paese in cui un giorno sì e l’altro pure si mostra sgomento e preoccupato per il comportamento dei più giovani che utilizzano il web per mortificare i propri coetanei, sia stato fatto passare come se niente fosse il principio che autorizza autori e registi televisivi a mandare allo sbaraglio i nostri freak di periferia, esponendoli al pubblico ludibrio per aumentare la propria audience o incassare un po’ di click in più. Un principio che stride profondamente con quella Costituzione che invece chiederebbe alla Repubblica di rimuovere gli ostacoli rimuovere “di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana”. Che, tradotto nel nostro caso, è come dire che i meno fortunati non andrebbero continuamente presi in giro, ma aiutati e supportati.