Rivoltando “il tappeto della storia” come ci viene spiegato dall’ideatore dello spettacolo Ignazio Licata, il fisico teorico – un appellativo che quasi intimidisce – apre la serata domenicale al Baluardo Velasco entrando in scena in maniera diretta e conviviale per parlare del libro “Europeana – breve storia del XX secolo” scritto da Patrik Ouředník. Un libro inquieto, che si legge d’un fiato, senza virgole, dove il calderone di eventi che ci ha lasciati il Novecento e che ci ha reso oggi quello che siamo, ci viene contro come uno tsunami. E ci pone di fronte a tante domande: c’è una sola verità storica? E’ tutto un inganno? Quali verità sconvolgenti si nascondono dietro il secolo scorso? L’intervento di Licata è necessario senza risultare ovvio, per addentrare lo spettatore in “Europeana” senza disorientarlo, anzi dandogli una connotazione. Il suo posto nella storia. D’altronde la “Storia siamo noi”, canta qualcuno. Ma non c’è stato il tempo di far scendere uno sbadiglio di fronte ai flussi di coscienza schietti e senza fronzoli che gli attori Salvo Ciaramidaro, Diana D’Angelo e il drammaturgo Claudio Forti, hanno saputo mettere in scena. Si assiste sin da subito a veri e propri “corsi e ricorsi”, per dirla alla Vico, dolorosi e amari che si succedono imperiosamente, ma che vengono quasi sfumati con l’ironia della parola dentro al racconto stesso, “oggettivo” con le immagini raffigurate nello schermo che giocano a rincorrersi inevitabilmente.
Immagini quasi sempre fuori sincrono, a donare un “contrasto visivo”, ma che tendono con lo scorrere della narrazione, a far da “terza parete” ora rivelando, ora spiazzando… come a ricercare il soggetto nello spettatore, che assiste affascinato al muro sonoro eretto da Alfredo Giammanco e dal suo sintetizzatore vintage a richiamare il padre fondatore dello strumento ma che innova e si rinnova continuamente. E sono voci lontane, tuoni come bombe, aerei sui nostri cieli, un contrappunto necessario per uno spettacolo che scorre via raccontandoci un Novecento a tratti spaventoso, a tratti bellissimo di possibilità e suoni, onde e vibrazioni che surriscaldano le poltrone ultracomode del Baluardo Velasco. Nazismo, fascismo e comunismo, hippie, donne e diritti, consumismo e futurismo, pornografia ed emancipazione… “Europeana” lascia lo spettatore un po’ sorpreso all’inizio ma poi imparerà in fretta le coordinate. Ed è in questo momento che i dati “oggettivi” narrati nel loro fluire si fanno cibo per l’osservatore e dove il tutto può essere così rimodulato, con la crescita dell’interesse che si cela dietro il gioco svelato, cullato da suoni e immagini, pronti a ricominciare, come la storia che torna a ripetersi… ancora… ancora… ancora…