Innanzitutto volevo chiedere scusa se mi permetto di introdurmi in un dibattito, che a volte “io” ho trovato davvero sterile e insignificante, non avendo alcun titolo rispetto a tutti coloro che hanno avuto la capacità di esprimere le loro verità assolute, la certezza di ciò che descrivono e la evidente conoscenza della storia dell’attività teatrale nella nostra città in tutte le sfaccettature.
Non è facile, oltre che scomodo, per un povero e misero organizzatore di rassegne teatrali per venticinque anni consecutivi nel nostro territorio, oltre che operatore teatrale per quarant’anni da “ amatore” ( a dispetto di chi gioca sul termine, mi conio così perché questa è stata la scelta dall’inizio della mia attività seguendo le linee guida di autorevoli esponenti del teatro italiano, e non me ne voglia nessuno degli autorevolissimi esponenti del mondo della politica, della “intellighenzia” locale, ma penso proprio che prima si è amatori e poi può venire il resto) non è facile, dicevo, introdursi nel dibattito perché, tra l’altro rischi di solleticare la suscettibilità di chi è già intervenuto, magari solo per propagandare un personaggio, magari del territorio, con la speranza che il proprio contributo possa illuminare le menti di chi fa le nomine o semplicemente per dimostrare, spesso solo a sé stesso, le proprie capacità di tuttologo.
Intervengo, perché amo fino al midollo la mia città, perché ho sempre lottato, con le misere capacità e con le scarse finanze a disposizione perché anche Marsala potesse avere un piccolo ruolo nel panorama teatrale nazionale. E a dire il vero nel tempo singoli personaggi, organizzazioni, hanno dato un contributo per raggiungere questo obiettivo, ma purtroppo, per le circostanze più disparate, spesso sono rimasti solo tentativi.
E’ ovvio che in tutti questi anni mi sono ritrovato a confrontarmi con interlocutori del mondo della politica, alcuni illuminati, altri completamente inutili ma devo dire che, almeno nella mia città, in maniera bipartisan, ho trovato interlocutori disponibili all’ascolto. Cosa, credetemi, non scontata.
Poiché quando si parla di “cose serie” mi è d’obbligo essere trasparente su tutto, mi preme sottolineare che, sin dall’inizio dell’attività, ho scelto immediatamente ed in maniera evidente la via della legalità per cui ad esempio, i Bilanci della Compagnia teatrale che ho avuto l’onore di rappresentare sono pubblici, regolarmente presentati ogni anno al Tribunale e/o camera di Commercio, tutte le fatture di decenni di attività sono conservate, i contributi pubblici ottenuti per l’attività sono riscontrabili, pertanto almeno su questo credo di poter parlare senza essere smentito.
Non ho mai curato, nè fatto, organizzazioni di attività benefiche, o presunte tali, presso le Scuole: sono stato sempre contrario, perché ritengo che anche in questo campo, prima di far pagare un biglietto alle nostre future generazioni, bisogna entrare nel merito delle proposte. Questo sì potrebbe essere compito di un Direttore Artistico che si assume la responsabilità su qualità e tematiche dello spettacolo proposto pur se, a monte, ci dovrebbe essere una commissione scolastica di valutazione, che non sempre funziona come dovrebbe.
Sulle scuole si è rischiato che nel tempo si creassero dei veri e propri business, ma questo è un altro discorso!
Pensate sia stato facile fare teatro in una Marsala ove mancava qualsiasi tipo di struttura? Quelli che adesso fanno sentire la loro voce, dove erano? Tutti coloro che in un modo o nell’altro sono stati vicini al teatro in quegli anni bui ricordano la storia della Rassegna “Giovinetto di Mozia”?Ricordano le Rassegne a Villa Favorita prima e alla Sala Armony dopo? Quando cominciarono ad aprire le strutture, prima l’Impero poi il Comunale, e i primi tiepidi tentativi pubblici di organizzazione di rassegne teatrali non sempre ebbero risultati, in termini di presenze di pubblico, esaltanti. Eppure gli spettacoli erano di qualità, scelti con criterio ( tra l’altro da uno staff a me politicamente lontano, ma tra vere persone per bene, questo dovrebbe essere motivo di aggregazione non certo di conflittualità).
Io c’ero, pagandomi regolarmente il biglietto, e poiché spesso eravamo in “pochini” me li ricordo tutti i visi presenti agli spettacoli!
Da quel momento si sono succedute varie Giunte, di colori politici diversi, e come dicevo, interlocutori diversi, mentre i così detti “operatori culturali” sono stati accomunati da un principio se non ci sono io meglio che si distrugga! Un principio che comunque ha funzionato, suscitando vespai indicibili in alcuni, non tutti, i suddetti “operatori culturali”, la cui filosofia era ed è “muoia Sansone con tutti i Filistei”.
Ecco, il grande sogno di realizzare l’interesse pubblico, che è compito della politica curare, attraverso anche l’iniziativa privata. Chi ha frequentato negli anni la Rassegna Giovinetto di Mozia e le attività collaterali, non stando nei salotti e per sentito dire, sa che artisti, di qualità ma non necessariamente di grande fama, (perché purtroppo non sempre la fama è sinonimo di qualità), si sono esibiti sui nostri palcoscenici , e ciò si è realizzato, almeno per qualche anno.
La politica del momento riconosceva un contributo finanziario ad una organizzazione del territorio già consolidata, contributo il cui importo era determinato ovviamente dalle disponibilità di Bilancio e da scelte politiche.
Gli importi di finanziamento erano e sono atti pubblici, quindi riscontrabili, e invito chi vuole o ha la curiosità di andarli a controllare: scoprirà che molti corrispondono per una intera stagione a quanto costa, oggi, un singolo spettacolo. Sempre chi vorrà può riscontrare quali spettacoli e quali artisti sono venuti nella nostra città. Non ho lo spazio adesso di citare dei nomi, non mi sembra corretto anche perché si rischierebbe di minare la filosofia “ della svolta epocale” per qualsiasi cosa venga tentata di fatto in questa città (dall’inaugurazione di monumenti e palazzi, alla sistemazione di servizi a faraonici progetti, ancora non iniziati nella lavorazione, di infrastrutture).
Entriamo un pò più nel merito: La politica, more solito, entra a gamba tesa in argomenti che non conosce minimamente andandosi ad impantanare in scontri e diatribe, presenti sui Social e anche sulla stampa locale, da un lato dimostrando disponibilità al dialogo, non sapendo e capendo però di cosa dovrebbe dialogare, e dall’altro guardandosi bene dall’affrontare seriamente il problema e dal prendere posizione su qualcosa di concreto per paura di perdere qualche consenso.
Ho troppi anni di attività, e ho la presunzione di conoscere uomini e cose dell’ambiente, per avere timori di qualsiasi natura, e temo, temo realmente, che dietro tutta questa diatriba sulla nomina del Direttore Artistico non vi sia il supremo interesse della comunità, ma semplicemente un gioco a nascondino su argomenti che nulla hanno a che vedere con il cuore del problema.
A mio modesto avviso un Direttore Artistico che viene nominato dalla politica dovrebbe ricevere dei compiti e delle direttive chiari dalla politica. Cioè dovrebbe essere nominato o un personaggio che interagisca con i seri operatori del territorio e che comunque, nel bene o nel male, sono i conoscitori del mercato dove si opera, e non cercare impossibili dialoghi successivi. Tra l’altro dopo le infelici dichiarazioni del nostro Sindaco sul fatto che gli artisti locali dovrebbero lavorare gratis. Ma mi chiedo, anche la politica, prima di infilarsi in terreni tortuosi e sconosciuti non ha referenti amministrativi con cui confrontarsi? delle persone di buon senso con cui dialogare, anziché arenarsi e suscitare vespai inutili? Ma non voglio entrare nel merito perché finirei col parlare di persone e non mi va.
Oppure la politica dovrebbe nominare un Direttore Artistico che si assuma la responsabilità di fare e dire quello che, alcuni della politica fanno serpeggiare nei corridoi e nei salotti ma non hanno il coraggio di dirlo fuori: cioè che alcune realtà territoriali, sono di nocumento più che un valore aggiunto. E lì casca l’asino, perché se la politica non fa entrare una persona autorevole nel merito sarà necessariamente costretta a considerare tutti allo stesso modo, si attorciglia su se stessa, e si perde, anche perché non ha le competenze, la capacità e l’autorevolezza di parlare.
Un Direttore Artistico, degno di questo nome come lo è senz’altro Moni Ovadia, non può e non deve entrare nel merito di queste diatribe: è la politica, che non vuol perdere il consenso autoreferenziale, che lo costringe a confronti inutili e privi di senso, è la politica che sta portando ad una contrapposizione che danneggia solo e sicuramente non costruisce. Ma cosa ci si può aspettare da un confronto con tutte le realtà locali? Sicuramente alcuni peccano di autostima, ma alla fine, si deve anche concedere loro che hanno ragione a lamentarsi perché hanno pochi spazi per esprimere le proprie passioni! Certo se alcuni interlocutori, anche da amatori, mostrassero il proprio curriculum non sarebbe male, perché vorrei ricordare, anche se viene difficile per come è stata impostata dalla politica l’intera vicenda, che qui dovremmo parlare dell’interesse comune di un’intera collettività e della sua crescita culturale con tutti i rischi che una battaglia sulla cultura prevede (ma questo pervade l’intero Paese non solo il nostro territorio). Alcuni artisti locali, senza ma e senza se, che invece hanno avuto la fortuna e la bravura di far parte di certi interessanti giri del mondo dello spettacolo dovrebbero, a mio modestissimo avviso, avere il dovere di interessarsi del territorio dove sono nati: loro sanno che questa terra non ha né le risorse, né le menti (e ci sono) messe al posto giusto, qui hanno iniziato i primi passi, in questo mondo che sanno spietato e opportunista; dovrebbero dare il proprio contributo e non vivere nella speranza che prima o poi la politica darà al territorio il giusto interlocutore. Purtroppo non sarà così, non dico che la politica lo fa per male o incapacità, non ci arriva proprio!
Ma mi chiedo dove sta scritto che un Direttore Artistico, del nome di Ovadia, debba valorizzare le risorse locali? È chiaro che non può funzionare: la politica ti costringe a dare spazio in maniera egalitaria a tutti! Un Direttore Artistico mi dovrebbe creare la condizioni per degli eventi nuovi, unici per il territorio, che altri operatori locali non hanno né la forza, né la capacità, né le conoscenze, di realizzare. Se non è così, nasce male in partenza, perché appare come un usurpatore e lì, ancora una volta, è colpa della politica. Avete mai visto a Taormina Arte, a Segesta, alle Orestiadi di Gibellina o in altre realtà siciliane, per non parlare di altri eventi nazionali, che un direttore Artistico debba programmare con le realtà locali? Non che non si debba fare, anzi sarebbe una bella iniziativa, ma come fai le selezioni? Chi decide i ruoli? A chi affidi la regia? Senza sapere chi sono gli interlocutori? Le competenze e qualità? E già lo metti in cartellone? Non oso pensare cosa succederà se si dovesse realizzare una iniziativa del genere. E tutto questo, pensate, lo ha chiesto Ovadia? Non lo penso neanche, perché perderei la stima sul personaggio.
Certo qualche domanda me la pongo! Quale può essere la visione futura di un personaggio, nominato dalla politica locale, per accettare un ruolo così importante e controverso , a titolo gratuito, così è stato riferito, per allestire una stagione teatrale che sappiamo è la fotocopia di cartelloni già presenti in altre città siciliane, con la differenza che a Marsala questi spettacoli vengono in giornate settimanali mentre nelle altre vanno in giornate come Sabato o Domenica, notoriamente più adatte alle rappresentazioni?
Mi si dice per creare una sorta di circuito siciliano! Ma questo i singoli operatori culturali territoriali nel tempo hanno cercato di realizzarlo, modestamente è capitato anche a me, basta fare un giro di telefonate e io non avevo alcun ruolo né nomina, questo mi ha permesso di fare venire a Marsala Milena Vukotich, Maria Paiato, Franco Castellano, Giobbe Covatta, La Compagnia della Rancia, Gianfranco Jannuzzo, Paolo Ferrari, Valeria Valeri, Mario Scaccia, Paola Cortellesi; Giancarlo Zanetti,Paolo Triestino, Gabriele Pignotta……scusate mi son fatto prendere la mano, chiedo scusa.
Sicuramente, non ne conosco io i contorni, la politica ha dato le indicazioni per i prossimi anni, non potrebbe essere diversamente…. Altrimenti non si capisce il senso!
Non voglio tediare più… un’ultima cosa: nei giorni scorsi ho letto, sulla stampa locale, della mortificazione del nostro Assessore alla Cultura a causa del freddo all’interno del Teatro Comunale per un guasto al sistema di riscaldamento. La capisco e la comprendo, sa il nostro Assessore quante volte questo tipo di mortificazioni, un po’ tutti gli operatori locali negli anni hanno subito? Non c’è da stranirsi più di tanto. Addirittura all’Impero, anni fa, durante la serata in cui ospitavo Chiara Noschese e Michele La Ginestra, nella produzione della Compagnia della Rancia del” Giorno della Tartaruga” pioveva in palcoscenico, non solo… se ne andò la luce e il gruppo elettrogeno non si poteva azionare perché mancava il gasolio, e allora a piedi andammo a prendere il carburante al distributore di Viale Isonzo, (perché questo servizio lo doveva dare l’organizzatore, non la politica, giusto?). Noi allora ci siamo dovuti scusare con l’Agente della Compagnia che giustamente era basito e nel nostro piccolo abbiamo solo potuto tentare di difendere l’indifendibile! E questo per mancanze non nostre!
Un anno i nostri abbonati si portarono le coperte da casa per tutta la stagione, mi creda Assessore… non si poteva stare. Tra l’altro un’annata di freddo terribile. E io lì a giustificare, a portare stufe da casa nei camerini… e quelle porte laterali dell’Impero che fanno entrare delle correnti d’aria a spiffero mi auguro siano finalmente state rifatte, per anni sono state segnalate queste anomalie, la politica avrà risolto! Un ultima cosa che è nell’interesse di tutti, ma di cui sicuramente” la politica” avrà informato il Direttore Artistico. La Giunta cui Ella appartiene è a conoscenza che per far fruire un teatro, degno di questo nome, soprattutto a compagnie professionali di giro quali auspica la politica locale per fare bella figura con tutti avrebbe bisogno di figure tecniche che ai miei tempi non c’erano e io li dovevo trovare, a pagamento, sul territorio… ma sicuramente la politica adesso ha risolto, vero? C’è il siparista, il macchinista professionista con tanto di attestato e diploma, l’elettricista abilitato, il tecnico audio, c’è l’impianto di illuminazione, quello fonico, sono state ripristinate a regola d’arte le americane per il montaggio dei fari, insomma offriamo un servizio efficiente e consono, questo non è compito di un Direttore Artistico, che penso darà per scontato di trovare tutto questo nei teatri che andrà a gestire, altrimenti corre il rischio di trovarci sempre a gestire tutto in “emergenza”, confidando sulla disponibilità di tecnici locali, che non sempre hanno i titoli e la possibilità di rilasciare attestati indispensabili, o tentare di trovare delle soluzioni con il personale amministrativo in dotazione ai teatri, invero disponibilissimo e preziosissimo, che, a volte, da una mano a risolvere i problemi dell’allestimento scenico dovuti più ad esperienza quotidiana che a professionalità… Poi, quando si gestisce il tutto con il denaro pubblico, si può essere leggermente più rilassati (ma non mi riferisco specificatamente all’Assessore alla Cultura perché la prendo solo per spunto) perché alla fine si rischia solo una mortificazione, e la Sua so che è reale, e già questa non è una bella cosa per persone sensibili e intellettualmente oneste. Ma gestire le cose anche con il danaro privato, rischiando numeri non indifferenti sulla propria pelle, Le assicuro, Assessore, è davvero tutta un’altra cosa!
Enrico Russo