“Autunno caldo” per i produttori di latte ovino. Dopo alcuni incontri tenutisi nei giorni scorsi in provincia di Trapani, l’Unione pastori siciliani minaccia una vera e propria “serrata” che potrebbe mettere in ginocchio il comparto. Alle difficoltà legate alla siccità dei mesi scorsi, che ha creato non pochi problemi ai pascoli, si aggiunge adesso un altro problema che sta alimentando oltremodo lo stato di agitazione degli allevatori: le somme – ritenute esigue – che i titolari dei caseifici offrono loro per l’acquisto del latte da trasformare in ricotta e formaggi. “Il costo di produzione di un litro di latte ovino in questo periodo è superiore ad 80 centesimi – spiega Enzo Indelicato, vice presidente dell’Ups – ma i caseifici lo pagano a 75 centesimi, riducendoci in ginocchio. Il blocco del latte si protrarrà almeno fino al 16 novembre”. Di fatto, se i titolari dei caseifici non andranno incontro alle loro richieste, i pastori non forniranno loro più il latte. Inoltre, hanno già preannunciato che si recheranno a metà mese a Palermo, per un corteo che attraverserà il capoluogo da piazza Croci fino a Palazzo d’Orleans. “Porteremo anche alcune pecore – dicono – le mungeremo lì e poi verseremo il latte. È meglio buttarlo via piuttosto che continuare così”. Presidente dell’Unione pastori siciliani è il marsalese Paolo Centonze, che dichiara: “Senza un accordo, c’è un solo futuro possibile: riaprire noi stessi i piccoli caseifici aziendali e chiudere la filiera. Vent’anni fa ognuno di noi produceva ricotta e formaggi e il settore non conosceva crisi”. L’Ups ha circa 800 associati, che allevano 320 mila capi di bestiame: la maggior parte pecore, oltre che capre.
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