Nuovo colpo al patrimonio di Michele Licata: sequestrati beni per 4 milioni di euro

redazione

Nuovo colpo al patrimonio di Michele Licata: sequestrati beni per 4 milioni di euro

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mercoledì 19 Ottobre 2016 - 13:24

Immobili, mobili e disponibilità finanziarie per oltre 4 milioni di euro riferibili al patrimonio dell’imprenditore Michele Angelo Licata sono stati sottoposti a sequestro su richiesta della Procura di Marsala. Il nuovo provvedimento nei confronti dello storico titolare di alberghi, sale ricevimenti e ristoranti realizzati tra Marsala e Petrosino, arriva al termine di complesse indagini di polizia giudiziaria ed accertamenti di natura economico patrimoniale. Il sequestro, disposto dal Gip del Tribunale di Marsala, è stato eseguito dalla sezione di pg della Guardia di Finanza presso la locale Procura della Repubblica.

Il provvedimento si riferisce in particolare al profitto ottenuto da Licata per la mancata tassazione dei proventi derivanti dal reato di appropriazione indebita commesso dallo stesso ai danni delle società delle quali è stato amministratore nel corso degli ultimi anni. La presente attività trae origine dall’indagine che, nel mese di aprile dello scorso anno, portò al sequestro preventivo di somme di denaro, beni immobili e quote societarie per oltre 8 milioni di euro nei confronti dello stesso Licata Michele e del suo nucleo familiare. Nell’ambito di quel procedimento – oggi pendente dinanzi al GUP del Tribunale di Marsala – si accertò l’esistenza di una diffusa (e penetrante) attività illecita condotta a favore di società gestite, in via diretta o mediata, dallo stesso Michele Licata, volta a depauperare l’erario sia attraverso la sistematica violazione della normativa penale tributaria, che attraverso l’illecita acquisizione di provvidenze pubbliche destinate allo sviluppo del settore turistico alberghiero. La poderosa evasione fiscale oggetto di quel procedimento era stata conseguita, fra l’altro, mediante l’annotazione in contabilità di numerosissime fatture per operazioni inesistenti, ammontanti complessivamente a circa 25 milioni di euro. Le indagini successivamente svolte hanno poi acclarato che le somme apparentemente utilizzate per pagare le predette fatture sono state concretamente distratte dal Licata in proprio favore, sia attraverso la diretta sottrazione di somme dalle casse delle società, che attraverso la complicità degli apparenti fornitori i quali, dopo la negoziazione dei titoli bancari ricevuti a saldo di fatture per operazioni inesistenti, restituivano in contanti la somma ottenuta al Licata, che in tal modo nel corso degli anni si è appropriato di oltre 9 milioni di euro, sottraendoli alle casse sociali.

Detto rilevantissimo profitto della condotta appropriativa avrebbe dovuto essere sottoposto a tassazione, comportando l’applicazione di un imposta di oltre 4 milioni di euro. Ed è in relazione a detta ultima somma che la Procura della Repubblica ha richiesto ed ottenuto il provvedimento di sequestro preventivo eseguito in data odierna e finalizzato ad aggredire in via diretta e nella forma “per equivalente” quei beni e disponibilità finanziarie attualmente nella disponibilità del Licata. Il sequestro odierno si pone come uno dei primi provvedimenti emessi in relazione alla tassazione dei proventi da reato, in linea con la legislazione che impone di sottoporre a tassazione ogni reddito, di qualunque natura, anche illecita, in modo da garantire la reale e concreta contribuzione di ogni soggetto, proporzionalmente ai redditi posseduti, di qualunque natura essi siano.

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