La Corte d’appello di Palermo ha confermato la sentenza di primo grado nel processo che vedeva imputato il senatore Antonio D’Alì, accusato di concorso esterno in associazione mafiosa. Per il senatore trapanese resta dunque l’assoluzione rispetto agli episodi contestati dopo il 1994, mentre per le vicende precedenti a quella data viene confermata la prescrizione. Si conclude così, con una sentenza per molti aspetti simile al processo che vide Giulio Andreotti imputato per lo stesso reato, un lungo iter processuale, rispetto a cui il pubblico ministero, originariamente, aveva chiesto l’archiviazione per due volte. Di diverso avviso il gip Antonella Consiglio che prima ordinò nuove immagini e poi dispose il rinvio a giudizio a giudizio del parlamentare trapanese. Il 30 settembre del 2014 la sentenza di primo grado del gup e l’anno successivo l’inizio del processo di appello, conclusosi oggi. Vano il tentativo del sostituto procuratore generale Domenico Gozzo di acquisire i verbali del pentito calabrese Marcello Fondacaro e di sentire il collaboratore in dibattimento. Richiesta che aveva fatto registrare il parere contrario dei legali di D’Alì, gli avvocati Gino Bosco, Stefano Pellegrino e Arianna Rallo. Come di consueto, le motivazioni della sentenza arriveranno dopo 90 giorni dalla lettura del dispositivo.
Iniziative