9.00 – Era Ben Saada Ouajidi, il tunisino ritrovato senza vita ieri pomeriggio a Marsala l’uomo che da giorni era ricercato dalle forze dell’ordine per l’omicidio di Angelo Cannavò e Rita Decina, consumatosi a Mazara del Vallo lo scorso 5 agosto.
I sospetti della Polizia si erano concentrati sul tunisino dopo che, a casa della coppia, era stato rinvenuto un tablet la cui scheda sim era a lui intestata.
La stessa vittima, Rita Decina, aveva cercato, poco prima di morire, di scrivere col sangue il nome dell’assassino, ma le lettere erano rimaste solo incomplete e abbozzate, probabilmente per il venir meno delle forze. Un altro elemento, che ha portato la Polizia a Ben Saada Ouajidi, erano state le riprese di alcune telecamere di sorveglianza. I filmati acquisiti dagli investigatori mostrano la macchina del tunisino arrivare e allontanarsi dalla casa della coppia proprio nell’intervallo di tempo dell’omicidio.
Secondo la ricostruzione degli investigatori, il movente potrebbe essere stato un debito di droga che il tunisino avrebbe contratto nei confronti di Angelo Cannavò, a casa del quale la Polizia, il giorno del delitto, aveva rinvenuto diverse dosi di sostanze stupefacenti pronte per la vendita.
Alla lite fra il tunisino e Cannavò avrebbe assistito Rita Decina, che è stata quindi uccisa in un secondo momento da Ben Saada Ouajidi, mentre cercava di fuggire per le scale. Secondo la ricostruzione fornita dalle forze dell’ordine la donna ha cercato di difendersi con forza ma è stata colpita più volte.
Il tablet del tunisino, rinvenuto a casa di Cannavò, era presumibilmente stato consegnato come pegno del debito di droga da saldare.
Durante la perquisizione a casa dell’assassino, eseguita dalla Polizia Scientifica del Gabinetto Regionale di Pelermo, sono stati rinvenuti un coltello compatibile con quello utilizzato per il duplice omicidio e gli abiti sporchi di sangue. Tracce di sangue sono presenti anche nell’auto del tunisino che è stata ritrovata dalla Polizia.
Ben Saada Ouajidi viveva regolarmente in Italia da diciotto anni e il padre era italiano.
Le indagini, coordinate dal pubblico ministero di Marsala Giulia d’Alessandro, continuano per definire tutti i contorni della tragica vicenda.
Un filo che da Mazara arriva fino a Marsala potrebbe legare due episodi di cronaca avvenuti negli ultimi giorni in provincia di Trapani. Ieri pomeriggio, in contrada Ranna, è stato rinvenuto il corpo senza vita di un tunisino. L’uomo, di cui non sono state rese note le generalità, è stato trovato impiccato all’interno di un’abitazione. La vicenda si è subito mostrata alquanto complessa: solitamente la stampa non pubblica articoli riguardanti suicidi nel rispetto delle indicazioni dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, che ha dimostrato come notizie di questo genere possano creare un pericoloso effetto emulativo. Peraltro, il mese di agosto è tradizionalmente segnato da numerosi casi di uomini o donne che decidono di togliersi la vita. Tuttavia, lo spiegamento di forze nei pressi dell’abitazione del tunisino in via Pupo e la temporanea chiusura al traffico della suddetta arteria viaria, sono apparsi elementi inconsueti per un “semplice” suicidio. E, infatti, già in serata sono cominciate a filtrare una serie di indiscrezioni, in base a cui l’uomo trovato senza vita nel pomeriggio sarebbe stato sospettato di aver avuto un ruolo nel duplice omicidio di venerdì scorso a Mazara, quando furono trovati uccisi in una palazzina popolare il 29enne Angelo Cannavò e la compagna Rita Decina, 28enne. Tutto ciò, naturalmente, fa prevalere il diritto – dovere di cronaca sulla consuetudine di non riportare notizie di suicidi. Sul luogo in cui si è consumato l’episodio sono intervenuti la polizia di Mazara del Vallo e il magistrato che coordina l’indagine sul duplice omicidio di Mazara del Vallo, Giulia D’Alessandro.