Sorprendente la coincidenza che proprio in questi giorni di continui sbarchi e naufragi nel Canale di Sicilia uno scrittore tra i più amati dai lettori, Andrea Camilleri, esca con il suo ultimo libro della serie Montalbano in cui la drammatica cronaca di morti annegati e di profughi che approdano sulle nostre coste entri nelle pagine di un romanzo divenendone protagonista. In Francia sarebbe diventato un caso letterario, in Italia “L’altro capo del filo” pubblicato dalla casa editrice Sellerio è solo l’ennesimo episodio delle avventure di Montalbano. Eppure qualcosa di nuovo, in questa ultima storia del grande scrittore siciliano c’è, una drammatica cronaca che occupa la prima parte del romanzo assieme a tutti i suoi principali protagonisti. Pirandello direbbe che la realtà supera la fantasia, perché questi ultimi giorni del mese di maggio del 2016 portano il titolo di naufragio, contano decine di morti in mare, centinaia di salvataggi, stupri e violenze sulle donne ed un numero insopportabile di bambini annegati. Quando avremo il coraggio di gridare ad alta voce la nostra indignazione? Davvero crediamo che quello che accade ogni giorno sotto i nostri occhi sia un fastidio causato dalla cattiva notizia che in un telegiornale che si rispetti non manca mai? Come si può pensare, come dice Montalbano che tra quei profughi si nascondano i terroristi dell’Isis, come è pensabile che la loro morte in mare non ci appartiene?
Solo per queste domande che il romanzo necessariamente ci impone, Camilleri meriterebbe un ruolo ancora più rilevante nella cultura italiana, che mostra ancora una volta una grande necessità di mores maiourm, di una voce autorevole come l’ottantenne scrittore siciliano ormai cieco che risvegli le nostre coscienze. Il romanzo poi prende la solita piega, un delitto assorbe le energie di Montalbano che alla maniera di Sciascia fa ricorso ai lumi della ragione per risolvere il caso. Saranno contenti tutti quelli che continuano a dire che Camilleri si affida per i suoi romanzi a ghost writers. La cecità lo ha costretto a svelare l’arcano a fare un nome a sperare nella nota finale di poter scrivere altri romanzi con l’aiuto della sua preziosa assistente. Mi sento di dire, benedetta l’assistente di Camilleri che ci permette di usufruire delle storie di un grande scrittore, della sua lingua che non è solo il frutto di uno speciale registro letterario. Fate attenzione quando leggerete questo romanzo, specialmente i siciliani, vi ritroverete il sapore di una lingua antica grazie ad alcune espressioni e ad alcune frasi fatte messe in bocca dal narratore al commissario Salvo Montalbano. A proposito ve lo siete mai chiesto chi è il narratore nei romanzi di Camilleri, la voce narrante in terza persona o Il commissario Montalbano?
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