“Io partecipo, io scelgo, io governo” fu solo l’inizio della fine. L’idea che davvero noi contiamo qualcosa, che siamo noi a decidere. Uno slogan lanciato nel 2005, proposto da uno studente di Scienze della Comunicazione dell’Universita “La Sapienza” di Roma, per le primarie “dell’Unione” (sarebbe del centro-sinistra). Già quando si parla di UNIONE in politica mi sale l’acido. Penso sempre che ci sia un secondo fine, per niente edificante (per noi). “Io scelgo” sarebbe stato bello se poi non avessimo avuto Presidenti del Consiglio imposti e non votati. Sia chiaro, la carica non è elettiva, la Costituzione non lo prevede, ma almeno ci chiedessero un parere.
Diciamocelo chiaramente, il 17 aprile dobbiamo scegliere tra fare finta che comandiamo noi e fare finta che l’abbiamo volute noi le trivelle. Fra informazioni distorte o quelle più radical-chic di una sinistra che non spiega mai una mazza ed è sempre “per le cose giuste”. Come se solo lei potesse salvare il mondo (quando ammetterà i suoi errori sarà sempre tardi). Poi ci sono le prese di posizione di quelli che non sanno neanche la differenza fra destra e sinistra. Quelli sì che sono i migliori e senza dubbio i più divertenti. Perché dopo le amministrative, dove a fare politica sono pure i muri e gli elettrodomestici, ci sono i referendum del “buon senso”. Quindi votare SÌ per non rinnovare le licenze ai petrolieri o NO per rinnovarle e quindi continuare a non capire a cosa serve un referendum. Passatemi il termine: questo referendum è una minchiata.
Per essere valido deve portare alle urne il 50% più uno degli aventi diritto al voto. Che poi questo è un altro problema! I cosiddetti “aventi diritto” sono anche quelli che guardano Barbara D’Urso. Fate due conti. Si raggiungerà il quorum? Fregherà a qualcuno da Napoli a salire di questo referendum?
L’unico dato importante sarà, nella sostanza, politico. Il risultato vero non parla di trivelle, ma del governo Renzi. La vittoria del NO sarebbe una vittoria anche per l’ex capo-scout toscano (come dire “io la penso così, vi ho chiesto un parere e anche voi, imbecilli, la pensate come me”). Viceversa, la vittoria del SÌ sarebbe la prima e non poco importante sconfitta. Diciamo un segnale o un colpo basso per Renzi e i suoi. Già lo vedo mentre va in televisione a fare la vittima, magari il sabato sera a “C’è posta per te”, vestito stavolta da Ridge di Beautiful. Perché pare sia una moda del momento. Quando il popolo non ti appoggia la colpa non è tua. È del popolo e bisogna punirlo (politica locale docet).
Questo referendum costerà una barca di soldi, quindi almeno presentiamoci alle urne (suggerisco anche con un sorrisino un po’ inebetito). Prendiamo una matita e scriviamo “Io partecipo, io scelgo, io ti mando a fanxxxo”.
Ninny Bornice