Non si era detto che i finanziamenti nella Sanità erano troppo pochi? Non si stava tirando la cinghia per le assunzioni nel settore e per l’aumento dei posti letto, a costo di tagliare i punti nascita? Oggi invece, dal Rapporto “I due volti della sanità. Tra sprechi e buone pratiche, la road map per la sostenibilità vista dai cittadini” – elaborato da Cittadinanzattiva-Tribunale per i diritti del malato, con il sostegno di Farmindustria – si evince un quadro “in eccesso”. Ovvero macchinari acquistati ma non usati, reparti nuovi nuovi ma rimasti chiusi, attrezzature che stanno in bella mostra ma che non sono adatti all’uso cui sono stati destinati. A ciò si aggiungono i più noti problemi di personale sanitario costretto a turni massacranti o in trasferta a spese delle Asp. Insomma, ci si lamenta che i soldi non arrivano e laddove arrivano vengono utilizzati anche male. Questo rapporto in particolare esamina 104 casi di sprechi relativi all’anno scorso a fronte di 55 buoni pratiche. Per esempio Cittadinanzattiva segnala in Sicilia, all’ospedale di Acireale, un apparecchio per la risonanza magnetica nel reparto Radiologia che viene usato solo 5 mattine e solo per i ricoverati; altro caso al Sud è quello del Complesso operatorio del San Paolo di Napoli costruito nel 2006 con 4 sale operatorie e 4 posti di rianimazione e sala post-operatoria mai aperta, che lavorano solo cinque ore al giorno. Ma anche il Nord non si esime da disservizi: le ambulanze del 118 del nosocomio di Grugliasco, nel torinese, dispongono di dispositivi per la teletrasmissione di elettrocardiogramma inadatti e malfunzionanti. In questo contesto non può non annoverarsi anche il “Paolo Borsellino” di Marsala, la struttura nata pochi anni fa e che fa fatica a partire, dove se ci sono le attrezzature manca il personale o viceversa, dove le mattonelle delle sale operatorie sono state riparate non si sa quante volte, dove manca un punto ristoro ed il Pronto Soccorso pecca di attese infinite. Anziché non investire o sprecare, sarebbe necessario che questi rapporti che nascono dal “basso”, da cittadini, associazioni, personale medico, vengano presentati agli appositi organi di Governo per una migliore gestione della Sanità, ma ciò significa anche aprire un dialogo con le parti, ammesso che il Governo cerchi ancora un confronto in questo dato periodo storico.
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