“Sembrano spariti nel nulla, sia la madre che il figlioletto”. E’ l’allarmata denuncia di Dina Barone, della comunità alloggio per migranti il “Quadrifoglio” di Santa Ninfa. Cerchiamo, assieme alla dirigente, di ricostruire la vicenda che appare come quelle che tante volte ascoltiamo nei network nazionali, solo che questa accade in casa nostra. Nello scorso 5 agosto, quasi tra l’indifferenza e l’abitudine di tutti, si consuma l’ennesimo arrivo di migranti. Il teatro è quello delle spiagge dell’agrigentino. Tra i tanti che sbarcano e alcuni che non arrivano e contribuiscono a fare del Mediterraneo il mare della morte, una donna con il suo bambino. Anche qui tutto visto e sentito. “La ragazza trentenne – ci dice Dina Barone – è di origine palestinese. Scappa dalla Striscia di Gaza. Il marito è scomparso da qualche tempo. Lei e il figlio di dieci anni, con l’aiuto dei familiari e soprattutto di suo padre, cerca di raggiungere la Libia e da lì arrivare in Europa per salvarsi dalla guerra che si consuma ogni giorno alla porte di Gerusalemme”. Si tratta di una famiglia quasi facoltosa che fugge per cercare una sorta di tranquillità nel vecchio continente. Il padre l’aiuta e lei nell’agosto del 2015 riesce ad imbarcarsi per l’Italia. “Da allora – afferma la direttrice del Quadrifoglio – nulla o quasi”. Il “quasi” si riferisce ad un contatto telefonico, o meglio ad alcune foto della donna e del figlio inviate dal telefono satellitare che lei aveva con se, lo scorso 8 agosto. “La ricerca parte dalla segnalazione dei familiari della donna che si trovano in Libia e che hanno contattato degli amici arabi che vivono a Santa Ninfa – ci dice la Barone -. Quel contatto telefonico è stato individuato provenire dalla zona di Petrosino. Segno evidente questo che la donna e il figlioletto si sono salvati e hanno raggiunto la provincia di Trapani provenienti da quella di Agrigento”. I rappresentanti del Quadrifoglio li hanno cercati in diverse comunità, senza ottenere alcun risultato. Comprensibile la preoccupazione dei familiari in Libia e degli amici in Sicilia. “Contatteremo la prefettura di Trapani – ci dice Dina Barone -. Abbiamo parlato con la Croce Rossa che fino ad oggi non ci ha dato riposta”. La donna palestinese si chiama Maha Mohameb Baluos, il figlio Omar Ali Arki
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