Durante la mia visita ai padiglioni della 56^ Esposizione Internazionale d’Arte della Biennale di Venezia ho avuto l’opportunità di ammirare la monumentale installazione di Fabrizio Plessi dedicata ad uno dei suoi temi prediletti: l’acqua, elemento della natura che ha accompagnato il più della sua produzione. La motivazione è semplice: egli stesso racconta che stabilitosi sin da giovane a Venezia, ha imparato a vivere in un ambiente spesso soggetto ad allagamenti e ne è rimasto condizionato. Nato a Reggio Emilia nel 1940, Plessi è considerato uno dei più innovativi video artisti contemporanei. Ha studiato all’Accademia di Venezia, che è diventata la sua città di elezione e in cui attualmente vive facendo spola con Maiorca. L’artista ha indirizzato la sua ricerca sugli elementi naturali coniugandoli con le tecnologie più avanzate. Ama accompagnare le sue opere con musiche, concerti e balletti. In particolare l’installazione suggestiva dal titolo “Liquid Light”, ospitata all’Arsenale della Biennale, è costituita da una flotta di quattordici di imbarcazioni tipiche delle isole Baleari, con le chiglie rovesciate poste in un grande ambiente in cui primeggia una atmosfera di luci azzurre e con un sottofondo che evoca il suono delle onde del mare. Qual è il suo messaggio? Il tema delle barche è prepotentemente presente nell’immaginario collettivo come elemento che fa pensare al viaggio, al navigare e la tecnologia ne corrisponde la filosofia, ad esempio si dice navigare in internet. L’acqua diventa strumento di memoria ed entità che attraversa il tempo e la storia: “L’antica saggezza dell’uomo e l’artigianato – dice Fabrizio Plessi – si fondono con la tecnologia più avanzata in una perfetta simbiosi tra presente e futuro”.
Maria Grazia Sessa