C’è un filo che lega Matteo Messina Denaro e la Toscana. Stavolta non c’entra l’inizio della sua latitanza, che secondo alcuni cominciò proprio da un soggiorno a Forte dei Marmi. Né dalla indagini riguardanti la strage di via dei Georgofili. La vicenda infatti è assolutamente contemporanea ed è legata a un’operazione antimafia tuttora in corso, condotta dai carabinieri del Ros e riguardante una presunta rete di fiancheggiatori che potrebbero anche avere collegamenti più o meno diretti con la latitanza del boss di Castelvetrano. Gli investigatori stanno eseguendo perquisizioni, disposte dalla Dda di Firenze, che riguarderebbero anche imprenditori e manager tra la provincia di Pisa e la Versilia. Sotto osservazione, in particolare, il ruolo del costruttore trapanese Andrea Bulgarella, trasferitosi in Toscana alcuni anni fa. Proprio dalle attività imprenditoriali di Bulgarella, ritenute “sospette” dagli investigatori, sarebbe nata l’inchiesta. Su di lui, pesa l’accusa di favoreggiamento a Cosa Nostra e si ipotizzano contatti con Matteo Messina Denaro. Ma il personaggio più noto tra quelli coinvolti in questa vicenda è il vicepresidente di Unicredit F. P., iscritto nel registro degli indagati nell’ambito delle indagini relative a infiltrazioni mafiose nel settore della finanza. P. è titolare di numerosi incarichi, distribuiti tra società pubbliche e private (presidente dell’Associazione delle concessionarie autostradali, degli Aeroporti di Roma e della cooperativa di servizi agli autotrasportatori Fai Service). Indagati altri nove soggetti, tra cui Roberto Mercuri, braccio destro di Palenzona in AdR, e alcuni funzionari di Unicredit. Perquisizioni sono state effettuare dai Ros presso gli uffici di Roma, Palermo, Trapani e Firenze dell’istituto per accertare la presenza di documenti bancari comprovanti rapporti tra Unicredit e il costruttore trapanese sospettato di avere dei legami con il Matteo Messina Denaro.
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