Con tanta, tantissima ostinazione, da anni scriviamo che l’aspetto meno interessante delle campagne elettorali riguarda il loro esito. Ogni volta che i tifosi degli opposti schieramenti si scatenano per portare acqua al mulino del proprio candidato, il nostro pensiero è sempre lo stesso: “Marsala non va governata. Va cambiata”. Le nostre valutazioni, quindi, non si fermano mai al singolo esponente politico (spesso utilizzato come mero capro espiatorio) ma guardano al contesto.
Coincidenza ha voluto che la coalizione del sindaco Alberto Di Girolamo abbia puntato molto sull’idea di cambiamento in campagna elettorale, proponendo addirittura una lista che ne porta il nome – “Cambiamo Marsala” – e che ha espresso anche tre consiglieri comunali. Purtroppo gli slogan contano fino a un certo punto. Arriva il momento in cui servono fatti concreti. E lo spettacolo a cui abbiamo assistito in questi giorni somiglia tanto a un deja vu di cui avremmo fatto volentieri a meno.
Si può essere o meno d’accordo su una delibera che aumenta l’aliquota della Tasi. Si può credere o meno alle parole di un vicesindaco che dice: “O la votate o dovremo tagliare i servizi” (i fatti hanno poi dimostrato che non si trattava di un bluff). Quel che appare inaccettabile è che una maggioranza vada in crisi dopo soli tre mesi su un atto così importante. Da Carini a Di Girolamo, passando per Giulia Adamo, lo scenario presenta tante similitudini: c’è una coalizione che appare vincente e che in campagna elettorale riesce ad aggregare anime diverse. A risultato acquisito, cominciano i primi malumori (sulla scelta degli assessori, dei capigruppo, della presidenza del Consiglio o delle commissioni). Dopo un po’ arrivano i distinguo, i cambi di casacca, le migrazioni nel gruppo misto. La maggioranza si sfalda, gli atti proposti dalla giunta vengono bocciati, cominciano le richieste di dimissioni e si valutano eventuali rimpasti. Ormai è chiaro: c’è un partito della crisi permanente da cui alcuni personaggi e alcuni gruppi traggono vantaggio per cavalcare un’idea di campagna elettorale perpetua. Un partito trasversale che tutti, a parole, dichiarano di combattere, ma a cui si finisce sempre per attingere quando si avvicina il ritorno alle urne.
A volte le battute d’arresto segnano l’inizio della fine di un’esperienza amministrativa. In altri casi, possono rivelare impreviste opportunità per raddrizzare la mira. Le giornate che verranno e le prossime mosse del sindaco Di Girolamo ci aiuteranno a capire come andrà a finire.
Ps: L’immagine inserita di Palazzo VII Aprile è volutamente capovolta. Non si tratta di un errore, ma della deliberata intenzione di proporre un punto di vista provocatoriamente alternativo di uno dei principali luoghi della politica cittadina.
Cronaca