La legge dell’ Ars è da smontare. Il governo nazionale ha ufficializzo i rilievi alla riforma delle Province varata dall’Assemblea regionale siciliana. Sotto accusa diverse parti del provvedimento che in Sicilia, vista la natura speciale dell’Isola, va fatta dall’Ars e non si applica direttamente quella approvata dal Parlamento nazionale. Lo Stato contesta alla regione il concetto dell’uno vale uno dove l’Assemblea ha stabilito che, per l’elezione del presidente del libero consorzio o del sindaco metropolitano, la preferenza espressa dall’amministratore del capoluogo vale come quella del collega di un lontano comune del comprensorio. Criterio che, a parere di Palazzo Chigi, non tiene conto del principio della rappresentanza. Seconda contestazione: il sindaco dell’area metropolitana, per il governo, deve coincidere con il sindaco del capoluogo e non essere scelto fra tutti quelli della Provincia. I rilievi, finora comunicati solo informalmente alla Regione, sono stati manifestati in modo diretto dal sottosegretario agli Affari regionali Gianclaudio Bressa all’assessore siciliano alle Autonomie locali Giovanni Pistorio. In queste nostre note da anni andiamo dicendo che la legge per l’abolizione delle provincie è un aborto. Tanti anni fa andava di moda quando si voleva sminuire il discorso di un altro affermare che chi lo faceva era un “provinciale”. Noi siamo rimasti ancora provinciali e non capiamo. A Roma come a Palermo si decide di abolire le provincie? Noi da provinciali avremmo scritto nella nuova legge: sono abolite le province (punto). Le competenze ( peraltro pochissime e di natura quasi esclusivamente territoriale), passano ai comuni (altro punto). Il personale viene collocato negli enti pubblici vicino a dove abita e dove lavora. (punto e basta) Altrimenti se si voleva risparmiare (questo è il solo intento del legislatore, le altre sono scuse), si poteva dimezzare il numero dei Consiglieri e degli assessori dimezzando anche le loro indennità di carica (i soldi insomma). Era così difficile? A quanto pare si. Ma noi siamo provinciali…
Cronaca