Sono passati 22 anni dall’omicidio di don Pino Puglisi, il parroco di Brancaccio che pagò con la vita il suo impegno per i giovani del suo quartiere, a cui era riuscito ad offrire un’alternativa al reclutamento mafioso. Lo ricorda oggi il Consiglio Diocesano dell’Azione Cattolica di Trapani con una nota inviata agli organi di stampa:
“Ci sono storie che ti scavano dentro, storie che impari a conoscere dalla TV, dai libri di storia, dai racconti, dalla tristezza che cala sul capoluogo della regione in cui vivi, a 50 km da casa tua, dal “silenzio” da cui viene avvolta la Sicilia dopo che uno sparo ferma le coscienze e inizia a formarle. È lo sparo di chi era infastidito dalla presenza di Padre Pino Puglisi perché invitava “gli uomini d’onore a venire alla luce del sole”; è lo sparo di chi si crede libero, ma non ha altra scelta che premere un grilletto, quel grilletto il cui rumore non lo farà più dormire. È lo sparo che Don Pino si aspettava.
E Il tempo non cancella il “rumore” di quello sparo, lo fa entrare poco alla volta nelle anime dei giusti facendo crescere il desiderio del bene, di un mondo più a misura di essere umano dove questo può vivere liberamente.
E cosa vuol dire essere libero se non avere la possibilità di scegliere?! E Don Pino la sua scelta l’ha fatta e la sigilla con un “dolce sorriso” mentre stava per essere ucciso.
Adesso spetta a noi!
Quel sorriso ci provoca ancora oggi, soprattutto a noi laici di Azione Cattolica; ci chiede di essere responsabili di tutti quei giovani che don Pino ha salvato, sia da vivo che da martire; ci chiede a gran voce di essere testimoni di giustizia attraverso l’amore che può tutto, anche “morire e risorgere”.
Siamo figli di una tenera “passione” e abbiamo il dovere di portare a tutti il dono più grande che è appeso alla croce.
Grazie Don Pino!”
Dalila Ardito, gli assistenti e il consiglio diocesano dell’Azione Cattolica di Trapani