Sono passati 23 anni dalla Strage di Via D’Amelio. Una delle tante pagine nere della Storia Repubblicana, in cui la drammaticità dell’evento in sé – con la tragica morte di uno dei magistrati più esposti nella lotta alla mafia e dei suoi agenti di scorta (Agostino Catalano, Emanuela Loi, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina, Claudio Traina) – si lega a una storia fatta di misteri, depistaggi, connivenze. A 23 anni dalla Strage di Via D’Amelio, dopo quattro processi, le false rivelazioni di Vincenzo Scarantino, i lunghi silenzi dei protagonisti politici di quella stagione, giustizia e verità restano lontane. Sebbene l’entrata in scena di Gaspare Spatuzza e le nuove indagini partite dopo le sue dichiarazioni abbiano restituito all’opinione pubblica la speranza di poter avere un quadro storico e processuale più attendibile su quello che stava accadendo in quelle settimane in Italia, con particolare riferimento alla Trattativa Stato – Mafia.
A quest’anniversario si arriva comunque con uno spirito diverso rispetto agli anni passati. La settimana appena trascorsa è stata infatti caratterizzata dall’intercettazione – vera o falsa, speriamo di capirlo presto – tra il presidente della Regione Rosario Crocetta e il chirurgo palermitano Matteo Tutino, che a proposito di Lucia Borsellino – fino a due settimane fa assessore regionale alla salute – avrebbe detto “Va fermata, va fatta fuori come suo padre”. Una frase che ha innescato l’indignazione nazionale, traducendosi però – prevalentemente – in una querelle politica tra Crocetta e i suoi oppositori politici, che attendevano un pretesto mediaticamente dirompente per tornare alle urne. Ben poco si è detto, nel caso in cui il contenuto della telefonata fosse confermato, a proposito dell’inquietante leggerezza con cui un professionista – Tutino – si permette di infangare la memoria di Paolo Borsellino come se fosse un mafioso qualunque, auspicando un trattamento simile per la figlia, colpevole – evidentemente – di non aver interpretato il proprio ruolo di assessore regionale alla salute come una mera figurina da consegnare a un’antimafia di maniera, ma di aver davvero voluto lavorare per cambiare un sistema incancrenitosi negli anni, con collusioni di ogni genere tra Cosa Nostra, politica e borghesia mafiosa.
A pronunciare parole definitive su questa vicenda è stato un altro Borsellino: Manfredi, figlio di Paolo, fratello di Lucia e, a sua volta, servitore di uno Stato che spesso di è dimostrato incapace di proteggere le sue donne e i suoi uomini migliori.
“Da oltre un anno mia sorella Lucia era consapevole del clima di ostilità e delle offese subite solo per adempiere il suo dovere, in corsi e ricorsi drammatici che ricordano la storia di mio padre. Non posso entrare nel merito delle indiscrezioni giornalistiche che, indipendentemente dalle verifiche fatte dagli uffici giudiziari, hanno turbato tutti. La lettera di dimissioni con cui mia sorella Lucia ha lasciato l’assessorato ha prodotto il silenzio sordo delle istituzioni, soprattutto regionali. Ma quella lettera dice tutto e andrebbe riletta. Mia sorella Lucia è rimasta in carica come assessore fino a giugno per amore della giustizia, per suo padre, per potere spalancare agli inquirenti le porte della sanità dove si annidano mafia e malaffare. Da oltre un anno era consapevole del clima di ostilità e delle offese che le venivano rivolte. Lucia ha portato una croce, e tanti lo possono testimoniare, fino al 30 giugno: voleva una sanità libera in Sicilia”.
Marsala ricorda Via D’Amelio: Anche quest’anno Marsala ricorda Paolo Borsellino, per cinque anni a capo della locale Procura della Repubblica (dal 1986 al 1991) e cittadino onorario lilibetano. Questa sera, a partire dalle 21, nell’atrio del Complesso Monumentale San Pietro si terrà “Per non dimenticare” un’iniziativa dedicata alla memoria di Paolo Borsellino e della sua scorta, organizzata dall’amministrazione comunale, la sottosezione marsalese dell’Anm e dal presidio “Vito Pipitone” di Libera. Interverranno il sindaco Alberto Di Girolamo, il magistrato Giulia D’Alessandro (Presidente della sottosezione di Marsala dell’Anm), il Presidente del Tribunale di Marsala Raimondo Genco, il Procuratore Alberto Di Pisa, il referente del coordinamento provinciale di Libera Salvatore Inguì. A seguire, verrà effettuata la premiazione del triangolare di calcio che ha visto affrontarsi squadre miste composte dai rappresentanti dell’Arma dei Carabinieri, dalla Polizia, delle Comunità Faro e Sprar di Rakalia, dai Ragazzi dell’Ussm e dei residenti dei quartieri di Amabilina e Sappusi. Il programma proseguirà con il reading “Io mi ricordo”, curato dall’attore Alessio Piazza con la partecipazione di Diana D’Angelo, Massimo Pastore, Guglielmo Lentini, Francesco Torre, Giacomo Frazzitta, Anna Clara Giampino ed Elena Pistillo. A fine serata verrà proiettato il video dell’ultima intervista rilasciata da Paolo Borsellino al giornalista Lamberto Sposini.