In questi giorni stiamo parlando e scrivendo tanto di candidati e alleanze. Come abbiamo detto in diverse occasioni, sono settimane decisive in vista di un voto che ci auguriamo possa essere un punto di partenza per il rilancio di Marsala. Per il momento, prendiamo atto delle candidature esistenti e di quelle in fase di definizione. Tutte legittime, per carità. Riteniamo infatti che ogni cittadino abbia il dovere morale di dare un contributo alla propria comunità e che serva a poco lamentarsi di come vanno le cose se poi non si ha voglia di impegnarsi per il bene comune. Detto questo, sarebbe anche opportuno che chi decide di scendere in campo lo faccia avendo le idee chiare sul momento storico che sta vivendo Marsala e su quello che servirebbe per rilanciarla. Troppo spesso leggiamo dichiarazioni di papabili candidati pronti a immolarsi, per “amore della città”. Il legame con il territorio è sicuramente una pre-condizione fondamentale per chi voglia spendersi per la res publica. Come l’onestà o la disponibilità a esercitare il ruolo di sindaco a tempo pieno. Questi requisiti, però, da soli non bastano. Ci vuole una visione di cosa dovrà essere Marsala nei prossimi anni. Uno sguardo verso il futuro di cui, finora, abbiamo visto poche tracce. Ci auguriamo quindi che a stretto giro di posta, i candidati possano parlare in maniera più precisa e approfondita della loro idea di città. Ricordando anche, citando De Gasperi, che “un uomo politico guarda alle prossime elezioni e uno statista alle prossima generazione”.
La nostra attenzione, in queste ore, non va però solo a chi si candida a sindaco, ma anche a chi farà parte delle liste per il rinnovo del Consiglio comunale. Ci auguriamo che quanti stanno per tentare la scalata a Palazzo VII Aprile non vivano quest’esperienza come una sorta di concorso pubblico che garantisce cinque anni di visibilità politica e una discreta indennità di mandato. Né che utilizzino la propria posizione a Sala delle Lapidi per favorire amici, parenti e lobbies. Il Consiglio comunale può avere un ruolo importante, in termini di indirizzo politico, vigilanza e controllo. Ma se si limita a votare debiti fuori bilancio o ordini del giorno, facendo puntualmente venir meno il numero legale quando si devono trattare i punti più importanti, onestamente serve a poco. Faremmo bene a ricordarcene a maggio. Perchè, come disse Paolo Borsellino, “la Rivoluzione si fa nelle piazze con il popolo, ma il cambiamento si fa dentro la cabina elettorale con la matita in mano. Quella matita, più forte di qualsiasi arma, più pericolosa di una lupara e più affilata di un coltello”.