L’Istat ha reso noti i nuovi dati sul paniere di beni che rappresentano i consumi effettivi delle famiglie italiane. E’ molto interessante conoscere l’effetto che la crisi ha arrecato ai bisogni primari delle persone: più cura per l’alimentazione sana, più attenzione per la salute, più “usa e getta”. Sembrano finiti anche i tempi degli acquisti a lungo termine; per il settore mobilia – sempre più precario “grazie” all’Ikea e ai grandi magazzini – non si rinuncia solo a rinnovare il letto. Sempre “in passivo” invece, il settore vestiario. Le nuove tecnologie, sempre in crescita per cellulari e pc ed in caduta libera per registratori dvd, navigatori ed hi fi (ormai sostituiti a pieno dai primi), hanno permesso ad una stragrande maggioranza di utenti di entrare in possesso di informazioni sui social network, che ha modificato la loro condizione di vita: addio a grassi idrogenati e olio di palma che, si sa, sono nocivi per la salute, e benvenuti ai cibi senza glutine, bevande analcoliche e depurative. La pizza quella no, resta la prima debolezza degli italiani. Per quanto riguarda la salute, l’ortopedico diventa importante quanto l’oculista, il ginecologo, il cardiologo e più in generale i servizi ospedalieri. La vita sedentaria e la cattiva alimentazione ha effetti dannosi sulla salute, da qui l’aumento di interventi di appendicite (ecco perché oggi si tende a mangiare più sano), ginnastiche correttive e noleggio carrozzine per disabili. Passando all’effimero binomio “usa e getta”, si preferisce mangiare un pasto al volo dal distributore automatico piuttosto che sedersi al bar, acquistare i ricambi per i rasoi, meno costosi, noleggiare auto sul posto piuttosto che spendere in benzina. Dal quadro proposto dall’Istat si nota quindi l’abbandono ad un consumismo barbaro e materialista, si guarda più alla sostanza. Paradossalmente la crisi economica, le pensioni basse, la mancanza di lavoro, ha portato gli abitanti dello Stivale a razionalizzare le proprie spese, a fare quadrare i conti già a metà mese, a dedicarsi un po’ di tempo. Forse avevano ragione grandi menti come Marx, Einstein, Allende, Kennedy a sostenere che la crisi porta ai popoli progressi e creatività, crescita interiore: “Scritta in cinese, la parola crisi, è composta da due caratteri: uno rappresenta il pericolo e l’altro l’opportunità”.