Si svolgeranno martedì 3 febbraio le celebrazioni in onore di San Biagio, Vescovo martire San Biagio, compatrono della città di Salemi. Il Rabato, l’antico quartiere arabo, ritornerà ad accendersi di luci e di colori e ritorneranno i freschi odori di alloro e di pane.
Presso la chiesa di San Biagio, alle ore 9, 10 e 19, sarà celebrata l’Eucaristia. Al termine delle messe sarà possibile venerare la reliquia del santo e ricevere la benedizione della gola. Dalle 17, con partenza dal castello, si svolgerà il corteo storico sulla rievocazione del miracolo di S. Biagio. Attraverso le vie del centro storico si raggiungerà la chiesa di S. Biagio. (Itinerario: piazza Alicia, via D’Aguirre, discesa di San Giovanni, piazza Dittatura, via G. Amendola in senso contrario, a piazza Libertà, via dei mille, chiesa di San Biagio). Il corteo è a cura del Gruppo Xaipe, con il patrocinio del Comune e con la collaborazione del gruppo storico Castelli del Belìce, dei tamburi Aragonesi di Castelvetrano, guidati dal maestro Rosario Guzzo, dell’associazione Centro Studi sugli usi, costumi e tradizione medievale “Gennaro Bottone”, della Pro Loco Salemi, della scuola di danza Emidance, dei Cavalieri del castello Eufemio e del gruppo Magi di Custonaci
SAN BIAGIO. La storia e il legame con la città di Salemi (testi di Don Alessandro Palermo)
La tradizione popolare racconta che S. Biagio, prima di essere ucciso con la decapitazione, subì una brutale tortura: il raschiamento del corpo con un grosso pettine di ferro, utilizzato per cardare la lana e per questo, nell’iconografia tradizionale, viene spesso raffigurato con un pettine. Ma è conosciuto normalmente da tutti per il suo intervento miracoloso ad un bambino che rischiava la morte per una lisca di pesce in gola. L’antico testo de “Medicinales”, opera medica di Ezio di Amida (sec. VI), è l’attestazione più antica riguardo l’usanza devozionale di invocare S. Biagio per le malattie della gola.
SAN BIAGIO E SALEMI
Siamo nel 1542, la casa Aragonese regna in Sicilia e a Salemi è ben vista e rispettata. In quel tempo la cittadina era ricca e fiorente, grazie anche alla produzione del grano, coltivato nelle sue vaste campagne. A Salemi erano tante le famiglie che vivevano grazie ai frutti della terra che con costanza coltivavano. La maggior parte di queste famiglie abitavano nel quartiere del Rabato. Quando il sudore del lavoro e il raccolto venivano persi per le condizioni ambientali sfavorevoli o spesso anche per l’invasione di certi insetti, come le cavallette, su queste intere famiglie piombava la fame e lo scoraggiamento. Questo disastro giunse nelle campagne di Salemi nell’anno 1542. La tradizione popolare racconta che i campi vennero liberati da un’invasione di cavallette grazie all’invocazione di S. Biagio da parte dei contadini; altri invece raccontano che gli insetti, dopo aver distrutto i campi, grazie all’intervento del Santo, sempre chiamato in aiuto dai salemitani, si dispersero e abbandonarono il territorio della città. Per questo prodigioso evento nel 1542, sotto il regno di Carlo V, S. Biagio viene eletto, per acclamazione di popolo, compatrono della città assieme all’altro grande vescovo, S. Nicola di Myra, già eletto patrono nel 1290. Due santi Vescovi della sorella Chiesa d’Oriente custodiscono quest’antica città.