Come abbiamo anticipato nei giorni scorsi, a fine dicembre verrà inaugurato un nuovo McDonald’s a Trapani. Il secondo in provincia, dopo quello aperto alcuni anni fa a Castelvetrano. Al di là degli aspetti gastronomici, in questa fase vale la pena spendere qualche riflessione sugli effetti del bando per il reclutamento del personale. Sono infatti seimila i giovani della provincia di Trapani che hanno presentato la propria candidatura per lavorare al nuovo McDonald’s, nell’auspicio di rientrare tra i quaranta prescelti. E ieri mattina, molti di loro erano in fila in piazza Vittorio Emanuele, in vista del colloquio individuale.
Giovani più vicini a 30 anni che ai 20, che in mancanza d’altro cercano di giocarsi la propria chance con la multinazionale dell’hamburger, che a sua volta sta cercando di combattere la crisi e la concorrenza investendo anche su aree più periferiche rispetto alle metropoli o alle grandi città. Era il ’97 quando McDonald’s sbarcò a Palermo per aprire il suo primo locale in Sicilia. Adesso può contare, in tutto il territorio regionale, su 26 ristoranti, 16 McDrive, 10 McCafè, 567.000 clienti al mese e 780 dipendenti.
Ed è proprio quest’ultimo il dato più interessante. In un momento in cui i giovani emigrano o comunque faticano a trovare lavoro, un posto al McDonald’s fa gola a tanti, nonostante sul web molti reduci mettano in guardia sui ritmi di lavoro massacranti e sulla rigidità delle regole imposte ai dipendenti. Più che a un’opportunità reale, però, un lavoro al McDonald’s somiglia a una scialuppa di salvataggio di fronte a un mare in tempesta, in cui la disoccupazione giovanile è al 43.2% e torna a crescere l’emigrazione verso il Nord Europa.
In uno scenario del genere diventa difficile coltivare grandi ambizioni. Si accumulano esperienze, sperando che arrivino condizioni migliori. Anche perchè, chi magari prova a mettersi in gioco aprendo una partita iva o una start up fatica molto a rendere economicamente vantaggiosi i propri investimenti. Non è però con le scialuppe di salvataggio che il paese uscirà dalla crisi. Peccato che i nostri governanti siano troppo impegnati a parlare con gente come Carminati e Buzzi per accorgersene.
Cronaca