Il buon senso, alla fine, ha prevalso. Giulia Adamo ha deciso di dimettersi e, come diciamo da giorni, ha fatto la scelta migliore.
Come hanno dimostrato gli avvenimenti di quest’ultima settimana viviamo tempi in cui nessuno è disponibile a rinunciare a cuor leggero ad una posizione di prestigio o di potere. Bisogna dare atto a Giulia Adamo di aver preso questa decisione in tempi ragionevolmente rapidi e con senso di responsabilità. Fossimo stati al suo posto, magari, avremmo evitato il discutibile blitz di venerdì con cui ha tentato di sostituire il vicesindaco Antonio Vinci con Benny Musillami. Tuttavia, il suo gesto di ieri, ha il merito di aver attivato un processo di normalizzazione istituzionale che riporterà la città al voto alla prima scadenza utile (si spera a novembre).
Giulia Adamo lascia dopo un biennio amministrativo in cui sono emersi, come ai tempi della Provincia, i suoi pregi e i suoi difetti. Carismatica e spesso convincente in campagna elettorale (anche agli occhi di chi non l’ha mai votata), a Giulia Adamo non è mai mancato lo spirito di iniziativa e il coraggio di combattere battaglie anche importanti per il territorio (su tutte, quella per l’aeroporto di Birgi) con una determinazione che in molti casi è entrata in conflitto con i riti della politica e con le procedure della burocrazia. Un decisionismo allergico alle regole (per certi versi simile a quello di Silvio Berlusconi) che le è valso il sostegno di migliaia di elettori, ma anche una serie di scontri, tra cui quelli con molti ex alleati (da Salvatore Lombardo fino ad Alberto Di Girolamo). O come quello con la preside del Convitto audiofonolesi, i cui effetti hanno generato il terremoto politico degli ultimi giorni. Al suo fianco sono rimasti fino alla fine i soliti fedelissimi, che in molti casi l’hanno mal consigliata. Come sulla questione del porto privato, che poteva essere gestita in maniera meno conflittuale. O come quando l’assessore Giovanni Sinacori fu indotto a dimettersi sol perché alle regionali preferì votare Turano piuttosto che Gianni Pompeo o Filippo Maggio. Discutibile (lo abbiamo detto e scritto più volte) anche la gestione dei rapporti con la stampa locale, con le querele nei confronti di Marsala.it e Marsalaviva a cui non si sarebbe mai dovuti arrivare. E’ negli ultimi mesi però, dopo l’inchiesta sui gruppi Ars, che la situazione generale è sembrata ogni giorno più complicata, con livelli di tensione sempre più alti nei rapporti con il Consiglio e all’interno della stessa giunta. Il resto è cronaca recente, con gli avvisi di garanzia a Giacomo Maltese e Patrizia Montalto nell’ambito dell’inchiesta sulla gestione degli spettacoli in città e la sentenza della Corte d’appello di Palermo.
Toccherà adesso ad altri esponenti del mondo politico locale vigilare affinchè l’iter di nomina del commissario avvenga in tempi rapidi e il Consiglio comunale possa approvare velocemente il piano triennale delle opere pubbliche e il bilancio preventivo 2014. Sarebbe imperdonabile se qualcuno, privilegiando il proprio orticello, puntasse ad allungare i tempi, come qualche autorevole esponente dell’assemblea di Sala delle Lapidi aveva provato a fare già ieri pomeriggio, tentando (inutilmente) di convincere il sindaco a ritirare le dimissioni. Proprio per questo il livello di attenzione dei cittadini e della stampa verso quello che succederà nei prossimi giorni a Palazzo VII Aprile dovrà essere molto alto.