Gentile redazione,
Scrivo a voi per esporre una denuncia per un particolare caso di… “buonasanità”.
Ricordo che quando ero piccolo mi hanno insegnato che “fa più rumore un albero che cade che una foresta che cresce”. La frase, attribuita al filosofo cinese Lao Tzu, vissuto forse nel VI secolo a.C., continua ancora oggi ad esercitare il suo fascino, probabilmente per la sua intramontabile attualità.
Così, in questi ultimi giorni, mi sono trovato, mio malgrado, in mezzo ad “una foresta che cresce” alla quale per una volta vorrei dare un po’ di voce, perché anche altri possano ascoltarla e sentirsi un minimo rincuorati dal fatto che in un paese come il nostro non va tutto male o sempre peggio.
Alla fine del mese di gennaio una violenta forma influenzale di origine virale ha compromesso il corretto funzionamento di molti organi del mio corpo e soprattutto del cuore. Non scendo in particolari di carattere clinico anche perché non riuscirei ad orientarmi minimamente. So che, dopo una serie di accurati esami richiesti dell’equipe medica del pronto soccorso, si è giunti alla diagnosi: “miopericardite e shock septico”.
Così vengo immediatamente ricoverato presso l’ UTIC (unità di terapia intensiva cardiologica) del reparto di cardiologia del presidio ospedaliero Paolo Borsellino di Marsala.
È qui che ho scoperto il mondo sommerso, la “foresta silenziosa” di cui parlavo all’inizio, che merita sicuramente un po’ del nostro ascolto.
Si tratta di donne e uomini straordinari, (ma loro non lo sanno), che giorno e notte con una forza ed una pazienza infinita affrontano una miriade di mansioni che spesso esulano dal loro ruolo ma che, in alternativa, nessuno potrebbe svolgere.
Ad ogni “grazie”, a un complimento per il lavoro svolto, si schermiscono con un “ho solo fatto il mio dovere”. Ma io lo so che non è così. E se anche fosse, c’è modo e modo di affrontare il proprio dovere. E in certi contesti probabilmente la forma ha lo stesso peso della sostanza.
Nei corridoi della malattia e del dolore frasi semplici del tipo “come ti senti oggi?”, oppure “sono contenta dei progressi che stai facendo”, “per qualunque cosa sai che sono qui”, accompagnate sempre da un sorriso, una carezza, una pacca sulla spalla… acquistano un valore inestimabile.
Mai una lamentela, una scortesia, mai un “non tocca a me”; a poco a poco nasce quasi un clima amicale al quale è naturale conseguenza affezionarsi.
Lo staff medico, guidato dal dottore Gaspare Rubino, ha manifestato una professionalità ed una competenza che tutti ci auguriamo di trovare nelle nostre strutture sanitarie. La meticolosità, per la quale non viene trascurato alcun particolare, la prontezza e il senso di responsabilità nel gestire le situazioni di emergenza, (all’ordine del giorno in quel reparto!), ti danno un senso di protezione e di sicurezza e infondono la fiducia necessaria per evitare di abbattersi e lasciarsi andare.
Tutto ciò si unisce ad una cordialità e una relazione umana che, a mio parere, nel percorso di cura e guarigione di un paziente ha un ruolo fondamentale.
L’equipe medica è affiancata da una squadra di personale infermieristico e socio assistenziale straordinaria.
Si tratta di persone che, con spirito di sacrificio e abnegazione, fanno qualunque cosa per ogni ammalato che, all’interno di quel reparto, diventa il centro della loro attenzione.
Non occorre biglietto da visita, né lettera di raccomandazione, a cui, spesso, nella nostra società ci hanno abituati. Chiunque viene ricoverato in quel reparto è una persona in una situazione difficile e, in quanto tale, preoccupazione fondamentale per ciascuno degli operatori.
Mi piacerebbe scrivere i nomi di ciascuno di loro a caratteri cubitali, far fare tanto rumore a questo mondo del bene per contrastare il chiasso del male… ma rischierei di dimenticare qualcuno e mi dispiacerebbe tanto, perché tutti, con la loro professionalità, con la loro personalità, con i loro limiti anche, realizzano una missione umana che non è possibile valutare con i nostri parametri economici.
Ho maturato la convinzione che se una buonasanità è possibile, praticabile, realizzabile, non sarà per merito di progetti politici, spesso guidati da principi in cui la dimensione personale ed umana viene posposta a quella economica (e via con tagli e ridimensionamenti!), ma sarà frutto dell’agire disinteressato di questi uomini e queste donne che non troveremo mai sulle prime pagine dei giornali o sugli schermi televisivi, ma che contribuiscono con il loro duro lavoro, con la loro professionalità e con la loro passione a rendere questo mondo un po’ più umano, un po’ meno freddo.
Sono gli eroi del quotidiano, gli eroi del silenzio, gli eroi della foresta che cresce!
A tutti e a ciascuno di loro vorrei dire grazie, dal profondo… del cuore!
Giuseppe Giovanni Casano