Si scrive movida, si legge guerriglia

Vincenzo Figlioli

Apertura

Si scrive movida, si legge guerriglia

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giovedì 17 Dicembre 2015 - 07:00

Risse, pestaggi, violenze. Non c’è sabato sera che la movida del centro storico marsalese non si trasformi in guerriglia urbana. Lo leggiamo ogni domenica sui social network, in cui ormai sono puntuali i resoconti di tanti testimoni diretti, sospesi tra lo sgomento e l’indignazione. Lo confermano tanti giovani che hanno la sfortuna di trovarsi da quelle parti nei momenti “caldi” e che raccontano di bottiglie che volano in aria, bande che provocano e poi si accaniscono su qualche malcapitato. A un certo punto, c’è sempre qualcuno che chiama i carabinieri o la polizia: nel giro di qualche minuto arrivano le pattuglie e riportano l’ordine. Ma il sabato successivo si ripete lo stesso copione, con la solita serata di ordinaria violenza, magari alimentata da un cocktail o una dose di cocaina di troppo, o da qualche “pillolina magica”. Il tutto, spesso, davanti allo stupore dei turisti che dopo una cena tra i diversi locali del centro, cercano tra le vie della città le tracce di una bellezza troppo spesso offuscata, umiliata e offesa dal controllo delle bande. Da tempo ci arrivano denunce e segnalazioni su quanto accade ogni sabato a Piazza della Vittoria o all’Antico Mercato. Diciamoci la verità, ci sono pezzi di Marsala che ormai sono nelle loro mani. Lo vogliamo ribadire con forza, in questi giorni più che mai: questa situazione è ormai diventata insostenibile. Si deve fare di più sul fronte della repressione, ma soprattutto sul controllo e sulla prevenzione. Se oggi abbiamo bande di 20enni e 30enni che mettono a ferro e fuoco una città, evidentemente ci sono state strategie inefficaci da parte delle agenzie educative del territorio o dei servizi sociali. Occorrono quindi, da un lato interventi immediati per evitare il reiterarsi di fenomeni di guerriglia urbana. Dall’altro, politiche adeguate alle aree del disagio giovanile, per evitare che gli adolescenti turbolenti di oggi diventino i picchiatori di domani. Continuare a far finta di nulla, sperando di riuscire a nascondere lo sporco sotto il tappeto, sarebbe la peggiore delle scelte possibili.

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