E’ giallo sulla bambina salvata in mare al largo di Lampedusa. Non ci sono tracce di un naufragio come raccontato dalla 11enne proveniente dal Sierra Leone che aveva detto di essere su una barca precisamente con altre 44 persone di cui il fratello, dopo la partenza dalle coste della Tunisia e un viaggio lungo tre giorni. Jacinta, nata il 19 ottobre 2013, aveva detto che il papà non era partito, invece, e che l’avrebbe raggiunta dopo. Le ricerche fatte dalle motovedette della guardia costiera e della guardia di finanza sono andate avanti, ma non sono stati trovati riscontri, nè vestiti, nè corpi, nè altri atrezzi, nessun segno, insomma, di un naufragio. Eppure Jacinta aveva persino detto che con lei c’erano altri due ragazzi ma che poi non li ha visti più ed è rimasta da sola in balia del mare attaccata fortemente a un pezzo di metallo della barca.
C’è un altro particolare che emerge: il dirigente medico Francesco D’Arca che ha visitato la giovanissima migrante non ha riscontrato ipotermia. Eppure dopo 3 giorni in mare aperto, anche se le temperature non sono bassissime, sarebbero dovuti emergere i primi sintomi del congelamento. C’era invece uno stato di shock. La procura di Agrigento vuole fare chiarezza sul naufragio della barca con 45 persone; l’inchiesta dovrà basarsi però, sugli esiti dei monitoraggi fatti dalle motovedette di guardia costiera e guardia di finanza nell’area dove sarebbe avvenuto il naufragio del barchino partito da Sfax. Per ora, dopo il trasferimento su un volo di linea da Lampedusa a Palermo e da qui verso un centro minori del trapanese, Jacinta troverà un pò di calore umano. Nel frattempo sarà ascoltata dalla procuratrice dei minori di Palermo, Claudia Caramann e dagli investigatori.