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Il Porto del nostro disincanto

Dunque, dopo un anno e mezzo dall’aggiudicazione, è stato firmato il contratto tra la Regione Siciliana e la ditta che realizzerà il nuovo progetto per il Porto. Come si legge nel comunicato del Comune, si chiude un iter avviato nel mese di gennaio 2021, quando Musumeci ne parlò come “un’opera assolutamente necessaria allo sviluppo della città, su cui occorre accelerare”. Da allora sono trascorsi quasi quattro anni e chissà a che punto saremmo se non avessimo accelerato…

Ora, naturalmente, i tecnici si prenderanno il loro tempo per redigere il complesso progetto, che prevede un finanziamento di 60 milioni di euro. Dopo di chè, occorrerà seguire tutte le varie procedure propedeutiche all’avvio dei lavori, tra cui la complessa Via/Vas…Insomma, quando si parla del Porto di Marsala sembra di essere davanti al bradipo del film “Zootropolis” o in qualche racconto kafkiano, in cui puntualmente si smarriscono carte, progetti e fondi, per poi ripartire daccapo. In un derby tutto siciliano, sarebbe interessante capire se verrà concluso prima o dopo rispetto al Ponte sullo Stretto di Messina, alla galleria di Segesta, alla bretella Birgi-Mazara o – ancora – al padiglione per le malattie infettive dell’ospedale “Paolo Borsellino”.

Dieci-dodici anni fa, quando sembrava che dovessimo avere un moderno porto turistico (con il progetto della Myr) e la messa in sicurezza dell’intero bacino portuale tramite il progetto pubblico caldeggiato dall’onorevole Giulia Adamo, in città non si parlava d’altro e l’entusiasmo era piuttosto evidente. I più pessimisti credevano che almeno una delle due progettualità si sarebbe attuata nel giro di qualche anno, gli ottimisti giuravano che si sarebbero realizzate entrambe. Nessuno avrebbe immaginato che, alla fine del 2024, avremmo ancora avuto un Porto in queste condizioni, quasi impraticabile.

E’ dunque comprensibile che negli ultimi anni delusione e disincanto abbiano preso il sopravvento nella comunità marsalese. Per cui, non c’è da stupirsi se la notizia del finanziamento di 60 milioni per la messa in sicurezza dell’area portuale o quella, più recente, della firma del contratto per il nuovo progetto siano state accolte con una certa freddezza in città. La politica fa bene a insistere, ci mancherebbe. Ma non si aspetti di suscitare gli stessi entusiasmi di dieci-dodici anni fa. O, almeno, non in questa fase. C’è una ferita profonda e ci vorrà tempo per sanarla. Soprattutto, occorrerà che il Porto si faccia davvero, dalla prima pietra all’ultimo mattone. Nella speranza di essere qui, in buona salute, a poterlo ammirare.

Vincenzo Figlioli

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