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Le scorie sono di tutti

All’inizio del mese, istituzioni, amministrazioni, mondo agricolo e liberi cittadini si sono ritrovati al Tempio di Segesta per dare vita ad una vasta manifestazione contro il deposito di scorie radioattive nei territori di Calatafimi e di Fulgatore. La città e la frazione trapanese sono state individuati dalla Sogin – agenzia ministeriale – come siti idonei alla conservazione dei rifiuti radioattivi. Un iter che potrebbe andare avanti nonostante i pareri contrari dei consigli comunali sia di Calatafimi che di Trapani e nonostante il parere contrario del Governo regionale precedente a guida Nello Musumeci, oggi peraltro Ministro per il Sud dell’Esecuitivo di Giorgia Meloni.

Domenica gli agricoltori si sono ritrovati a Fulgatore per discutere della situazione e il 2 maggio si scenderà in Piazza Vittorio, questa volta a Trapani, assieme alle scuole, per la tutela del futuro del territorio. Che è anche il nostro. Ci fa piacere sapere che in tanti erano presenti alla manifestazione di Segesta, c’erano amministratori anche di comuni vicini e i deputati regionali eletti in Provincia di Trapani. Ma, questo è solo un sentore, sembra che la battaglia appartenga quasi solo ai nostri ‘compaesani’ vicini e non ad ognuno di noi. I rifiuti radioattivi sono materiali che derivano dall’utilizzo dell’energia nucleare e che non possono essere riutilizzati. Gli scarti del combustibile è altamente radioattivo e se non smaltito correttamente può essere dannoso per l’ambiente e la salute dell’uomo. E sappiamo quanto anche minime particelle nell’aria possano causarci a lungo andare anche gravi problemi. Al momento infatti, vengono proposti, due modi per depositare i rifiuti radioattivi, il deposito superificiale in aree terrene protette con barriere ingegneristiche per quelli ‘blandi’ o a bassa radioattività; per quelli ad alta radioattività si consiglia il deposito geologico profondo, ovvero in bunker sotterranei profondi.

Ma, guardando altrove, come in Germania, Belgio, Canada, USA, sono stati scelti luoghi isolati, laboratori sotterranei di granito o di argilla, luoghi profondi addirittura fino a 750 metri e in tunnel rocciosi. Dove dovrebbero scavare a Fulgatore o a Calatafimi? Tra i vigneti, i templi e i teatri antichi di Segesta? In sottosuoli acquitrinosi, dove scavando trovano acqua? Tra le cave? Ce lo dicano gli enti competenti. Allora ecco che la lotta dei comuni di Trapani e di Calatafimi, come dei più vicini Misiliscemi o Paceco, deve diventare lotta di tutti, di tutti i comuni trapanesi senza congetture campanilistiche. A scendere in piazza dovrebbero esserci tutti non solo per dire no al deposito di scorie nelle nostre (sì, nostre!) città, ma anche per provare a darne una motivazione concreta. 

Claudia Marchetti

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