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Nella protesta degli agricoltori anche il commercio della farina di grilli

La protesta degli agricoltori, a piedi o a bordo dei propri trattori, sta pian piano crescendo in tutta Europa. L’immagine più significativa di queste ore, è una Torre Eiffel che affiora tra le balle di fieno che gli agricoltori francesi hanno creato come barricate accanto ai propri mezzi fermi in segno di protesta. Una protesta che in Sicilia è partita da Marsala e Petrosino, con una manifestazione da Piazza Inam lo scorso 22 settembre. Successivamente diversi sono stagli incontri promossi da I Guardiani del Territorio che sostiene i malcontenti del comparto (oggi altra iniziativa questa volta a Petrosino) giunti fino in Regione dove Schifani ha istituito un’unità di crisi.

Queste le motivazioni delle proteste: allevamenti e colture senza acqua, quindi dighe non scarsa capienza, adattamento climatico dell’agricoltura nei bandi del Piano strategico della Politica agricola comune (Psp), cancellazione di sussidi ambientalmente dannosi (come quelli su gasolio agricolo, meccanizzazione elettrica, acque reflue, ecc), maggiori controlli sull’importazione, semplificazione di normative, eliminazione dell’Irpef sui terreni agricoli, ecc.

Tra i punti c’è anche il sì al commercio della farina di grilli. I coltivatori si dicono molto preoccupati per la commercializzazione delle farine di insetti, in particolare quella di grilli, che è stata approvata. Dal 24 gennaio 2023 infatti, la farina di grillo e i prodotti che la contengono possono essere venduti liberamente in tutta l’Unione europea, Italia compresa. La farina di grillo sta arrivando negli scaffali dei nostri supermercati, in molti la acquisteranno per i propri locali. Saranno contenuti anche in alcuni prodotti con marchi noti, ma sempre con l’indicazione specifica.

Peraltro, non è un’operazione di risparmio, visto che la farina di grilli costa 15 euro per 200 grammi di prodotto e deve essere segnalata perchè può creare allergia come accade per crostacei o molluschi.

Per quanto riguarda la “polvere di grillo sgrassata”, o farina, il contenuto proteico supera circa il 70% ogni 100 grammi, mentre i grassi totali sono inferiori al 12%. La componente di fibre si aggira invece attorno al 9% e la chitina, cioè il componente principale dell’esoscheletro degli insetti, è attorno al 5% e il 9%. Secondo l’Accademia dei Georgofili, l’assunzione di chitina può favorire i microrganismi intestinali buoni, è un potenziale antimicrobico, nel sangue aiuta il trasporto e l’escrezione del colesterolo e contribuisce a limitare i danni da osteoporosi. La farina di grillo usata negli alimenti che potranno essere venduti in Unione europea proviene da un unico produttore, la vietnamita Cricket one. Gli insetti vengono allevati in una struttura dell’azienda, nei pressi della città di Loc Ninh, controllata e certificata dal Dipartimento dell’agricoltura e sviluppo rurale. Il processo produttivo viene suddiviso in tre parti: allevamento, raccolta e lavorazione post raccolta.

Qual è la preoccupazione dell’UE e dell’Italia? La paura indubbiamente è che le produzioni europee o il made in Italy vengano minate dalla diffusione di questi prodotti della tradizione orientale anche se al momento il consumo in Europa e in Italia di prodotti a base di farina di grilli è molto limitato. Per i ‘cultori’, invece, è una possibilità di assumere più proteine senza ricorrere a derivati animali.


redazione

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