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Violenza non è vizio di forma

Azzerare tutto. Ripartire. E’ l’unico modo per sradicare una ‘cultura’ patriarcale che si insinua ancora oggi nella nostra società. Non c’è frase pronunciata da un uomo verso una donna che non contenga un riferimento ambiguo, dal punto di vista personale o professionale; anche quando ci elogiano, maccheronicamente e con un pò di imbarazzo – perchè non sanno, in sostanza, cosa dire – spostano la ‘celebrazione’ sulla donna-mamma. Non lavoratrice, non femmina, non artista. Mamma.

Azzerare si è detto. Cosa che non riusciamo a fare in Italia, con i suoi oltre 80 femminicidi dall’inizio del 2023 senza contare tutti i precedenti: una strage di donne. In Spagna invece ci stanno riuscendo. Come? Creando tribunali speciali, lavorando nelle scuole, con un sistema di contabilizzazione dei femminicidi e il cosiddetto “Patto di Stato contro il maschilismo”.

Anche la Presidente del Centro Antiviolenza “La Casa di Venere” di Marsala, Francesca Parrinello, lo ha ricordato nel corso della seduta di Consiglio comunale aperto a Sala delle Lapidi, organizzata per discutere di quello che è diventato un fenomeno sociale allarmante: “Negli ultimi anni i femminicidi sono aumentati in Italia del 40%, mentre in Spagna sono diminuiti in coincidenza con l’istituzione dei tribunali specializzati”, ha fatto sapere la Parrinello.

Si tratta nello specifico di luoghi in cui la giustizia è preparata per riconoscere una violenza di genere, per tutelare la vittima e per punire adeguatamente il responsabile. In realtà dovrebbe essere così in ogni settore, dalle Forze dell’Ordine alla Sanità. Ad esempio all’interno dell’Arma ci sono dei nuclei speciali (RIS, NAS, Nil)… potrebbe essercene uno dedicato alle violenze di genere.

Nel nostro Paese raggiungere questo step – oltre all’inserimento dell’educazione di genere nelle scuole, a partire dagli asili – è fondamentale. Altrimenti continueremo ad assistere a carnefici e predatori che vengono assolti per ‘vizi di forma’. Come è accaduto presso il Tribunale di Trapani nella vicenda giudiziaria che ha preso il via dopo un abuso brutale avvenuto ai danni di una donna ucraina in una panchina delle Mura di Tramontana. Non una violenza presunta, una violenza accertata dai video delle telecamere di sorveglianza acquisiti dagli investigatori. Un vizio di forma, una querela definita processualmente ‘insufficiente’ e con un colpo di spugna si gettano via anni di battaglie.

Ma soprattutto la dignità di una donna che lo Stato non è riuscito ad aiutare. Un garantismo totalizzante senza la possibilità, magari in corso, di sistemare un vizio di forma. 

Claudia Marchetti

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