“Finchè c’è guerra, c’è speranza”, è il titolo di un film di Alberto Sordi del 1974 che narra le vicende di un commerciante internazionale di armi, Pietro Chiocca, arricchitosi grazie alla sua redditizia attività. In seguito a un articolo pubblicato sul Corriere della Sera in cui vengono denunciati i suoi affari con le feroci dittature africane, il protagonista si trova ad affrontare il disprezzo dei propri familiari, indignati dal suo cinismo. Senza battere ciglio, l’uomo comunica alla moglie e ai figli di essere pronto tornare al proprio onesto lavoro di un tempo (il commercio di pompe idrauliche), spiegando che questo comporterà la rinuncia all’alto tenore di vita di cui avevano goduto negli ultimi anni. Di fronte a tale scenario, la famiglia ripone nel cassetto il proprio sdegno e continua la vita di sempre, non riuscendo ad immaginare la rinuncia agli agi e alle comodità acquisite negli anni.
La commedia all’italiana degli anni ’70 ha mostrato più volte una grande capacità di lettura dei fatti (anche meno noti) e di anticipare i tempi. Così, mentre mercoledì pomeriggio sentivo il presidente del Consiglio Mario Draghi rivolgersi agli italiani con una discutibile domanda retorica – “Tra la pace in Ucraina e i condizionatori accesi tutta l’estate cosa preferiamo?” – mi sono ritrovato a pensare all’Albertone nazionale e al suo noto personaggio, bollato dalla critica del tempo come l’incarnazione del qualunquismo.
Se il paternalismo qualunquista di Pietro Chiocchia costituiva, comunque uno strumento di riflessione sulla società italiana negli anni del boom economico, quello di Draghi stupisce un po’, perchè dall’ex presidente della Bce ci aspetteremmo un approccio diverso, soprattutto in una fase come questa. Al di là della coincidenza del momento, che vede il governo italiano impegnato ad aumentare il proprio investimento militare, ritenendolo – evidentemente – strategico sotto il profilo politico (ma anche energetico) spiace che la classe dirigente italiana continui a misurarsi con il popolo italiano, trattandolo come una massa di bambini immaturi. Eppure gli italiani hanno mostrato, in passato, che quando si parla loro con sincerità sono anche disponibili a fare dei sacrifici importanti. Negli anni ’90, ad esempio, il governo Prodi (con Ciampi Ministro del Tesoro) spiegò che per entrare nell’Unione Europea occorreva che i contribuenti pagassero una tassa una tantum (la cosiddetta eurotassa), che poi venne pure restituita al 60%. Altri tempi e altro spessore politico, viene da pensare.
Non vorremmo che su questo si imbastisse l’ennesima guerra civile sui social, non più combattuta sull’uso della mascherina, sulle vaccinazioni o il green pass, ma sull’utilizzo dell’aria condizionata. Di questo passo, chi la prossima estate oserà usare il ventaglio in pubblico potrebbe essere persino guardato con sospetto, come un qualsiasi fiancheggiatore di Putin. Dimenticando che dai periodi bui si esce soltanto in maniera unitaria.