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Perché il ritorno di Razza non è una buona notizia

Da settimane si parlava di un ritorno di Ruggero Razza alla guida dell’assessorato regionale alla sanità. Un’indiscrezione che era stata confermata nei fatti dal presidente Nello Musumeci che nel giorno della Festa della Repubblica ha ritenuto fossero maturati i tempi per restituire l’incarico al proprio delfino. “Calati junco chi passa la china”, devono aver pensato i due fondatori di Diventerà Bellissima nel momento in cui Razza rassegnò le proprie dimissioni in seguito all’inchiesta sui dati Covid falsi in Sicilia, che portò all’arresto della dirigente Di Liberti e all’iscrizione dello stesso assessore sul registro degli indagati. Peraltro, lo stesso Razza era in carica anche nel maggio dello scorso anno, quando l’inchiesta “Sorella sanità” travolse il commissario Covid per la Sicilia Candela e il dirigente dell’Asp di Trapani Damiani.

Ci sono poi due episodi, non esattamente fortunati, che legano l’assessore alla città di Marsala: il 7 maggio 2020, dopo un sopralluogo al vecchio San Biagio, annunciò in Consiglio comunale la riqualificazione del dismesso nosocomio con l’obiettivo di trasformarlo in un Covid Hospital al servizio dell’intera provincia, in modo che si potesse affrontare la seconda ondata della pandemia senza disagi per le attività ordinarie; il 3 dicembre, fu protagonista di un nuovo blitz, presso il “Paolo Borsellino”, per annunciare la realizzazione di un nuovo padiglione per le malattie infettive proprio accanto all’ospedale. Del progetto riguardante il San Biagio non si è più saputo nulla dopo l’arresto di Damiani, mentre per il padiglione di Cardilla è stata già superata la data (31 maggio) entro cui si sarebbe dovuto realizzare il primo piano della struttura, in attesa di completare tutto entro l’autunno. In realtà, il cantiere è stato avviato solo da qualche settimana e il peso dei ritardi è ricaduto tutto sulla comunità marsalese, che tuttora non può usufruire del proprio ospedale per l’attività ordinaria, esattamente come accadde ad inizio pandemia. In quel caso, fu determinante l’effetto sorpresa, ma fu lo stesso Razza a spiegare – proprio dai banchi di Sala delle Lapidi – che la seconda ondata in autunno ci sarebbe stata certamente e che la sanità siciliana non si sarebbe fatta trovare impreparata. Cosa che, purtroppo, è puntualmente avvenuta.

Ora, con tutte le attenuanti possibili legate a un’emergenza che nella storia recente non si era mai verificata, appare chiaro che Razza non abbia soltanto mancato di rispetto ai siciliani, parlando inopinatamente di “morti da spalmare” per evitare che la Sicilia finisse in zona arancione lo stesso autunno, ma abbia soprattutto dimostrato, checché ne dica Musumeci, di non essere all’altezza del delicato ruolo che gli è stato assegnato. Sapere che la sanità dell’isola è nuovamente nelle sue mani, al di là dei cori di consenso della maggioranza di centrodestra, non è proprio una buona notizia per i siciliani.

Vincenzo Figlioli

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