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“Sono ancora positiva, non siate egoisti, il virus esiste e si combatte rispettando le regole”. Parla l’ex prof. ricoverata a Marsala ( Seconda Parte)

“Fra ignoranza e virus non so chi se la scampa meglio. Molti, dell’ignoranza, si fanno pure forti. Addirittura, se fai notare l’uso scorretto o l’assenza della mascherina, ti guardano come se fossi una marziana. E allora la rabbia è legittima provarla”.

Il peggio, per fortuna, è passato. L’ex professoressa nata a Pantelleria ma da tanti anni residente a Dattilo, lo sa bene. Sa che ha corso un rischio ma anche che ha risposto benissimo alle terapie con le quali l’hanno curata al Covid Hospital di Marsala. A pericolo scampato, sebbene lei sia ancora ricoverata in attesa del tampone che attesti la sua guarigione, ha voluto raccontarci il suo incontro fin troppo ravvicinato con il Covid19. E’ una delle due straordinarie donne intervistate durante la permanenza al “Paolo Borsellino” che ci hanno concesso di poter raccontare e conoscere un pò più da vicino le reali condizioni dei contagiati ricoverati. https://itacanotizie.it/2020/11/17/esclusivo-covid-hospital-marsala-ecco-come-si-vive-in-reparto-la-storia-di-2-donne-positive-prima-parte/

Professoressa, come sta?

Adesso posso dire bene. Considerando la situazione dalla quale provengo e avendo 70 anni, ho risposto benissimo ai farmaci.

Quando ho scoperto di essere malata?

Un paio di settimane fa, al rientro da un viaggio a Trieste dove ero andata assieme a mio marito per andare a trovare mio figlio che vive lì con la sua famiglia. Mi sembrava che fosse una normale influenza ma poi abbiamo chiamato alla Cittadella della salute e sono venuti dei giovani infermieri a casa perché avevo la febbre.

Professoressa, dove pensa possa essersi contagiata?

Forse in qualche bar durante il viaggio di ritorno da Trieste in Sicilia. Sono scesa il 27 Ottobre e l’1 Novembre mi hanno ricoverata. Mio figlio è rimasto a Trieste dopo che ci ha accompagnati. L’indomani mio figlio è risultato positivo e poi anche io e mio marito. Mia nuora e le bambine sono invece negative. Ho 4 nipoti in tutto, gli altri due vivono in Sicilia.

Lei era una paziente asintomatica o sintomatica?

Sintomatica. Mi hanno fatto la TAC al Sant’Antonio Abate e avevo un inizio di polmonite. Dopo poco sono stata trasferita qui, a Marsala.

Da quanto tempo è ricoverata al Covid Hospital di Marsala?

Sono qui da 12 giorni. Devo dire che il personale sanitario ha agito con prontezza sia al Sant’Antonio che qui. A Trapani, anche se l’attesa è stata lunga, devo dire che hanno lavorato su di me. Mi hanno fatto tutti gli accertamenti, anche l’elettrocardiogramma. Appena arrivata a Marsala mi hanno subito messo le flebo. Le cure ed il servizio ci sono. Medici ed infermieri corrono continuamente per aiutare tutti.

Lei è l’unica in famiglia ad avere contratto il Covid?

No, anche mio marito e mio figlio sono risultati positivi. Avevo paura a restare a casa, sa, siamo 2 persone anziane. Mio marito è sempre stato asintomatico ma non era molto in grado di badare a me.

Lei ha insegnato per molti anni, vero?

Sì, fino a 12 anni fa ero docente di Tecnologia alle Scuole Medie

Quale messaggio si sente di dare a chi leggerà questa intervista?

Questi ospedali Covid non sono sorti invano. Molte persone hanno rischiato la vita ma grazie all’organizzazione, alla pulizia e alla tempestività delle cure, siamo stati salvati.

Alcuni sono morti…

Sì, ci sono molti altri problemi che possono far degenerare una situazione, certo. Io non ho altre patologie pregresse. Forse questo mi ha aiutata. Ma non per tutti è così, ovviamente.

Lei ha lottato contro il Covid ed ancora lotta ma c’è ancora chi forse, nonostante tutto, sottovaluta questo virus o almeno pensa che non sia così facile ammalarsi. A chi non rispetta il distanziamento fisico e a chi non indossa in modo corretto la mascherina, cosa può dire?

Forse, vista l’esperienza che mi sono trovata ad affrontare, sarò un po’ dura nel giudizio, ma fra ignoranza e virus non so chi se la scampa meglio. Molti, dell’ignoranza, si fanno pure forti. Addirittura, se fai notare l’uso scorretto o l’assenza della mascherina, ti guardano come se fossi una marziana. E allora la rabbia è legittima provarla. La gente forse pensa che stare qui è come essere in Hotel fra coccole e cure. Se trattengono i pazienti, ci sarà un motivo.

Molte persone, anche di una certa età, passeggiano spesso senza troppe precauzioni, creano assembramenti e magari non indossano bene la mascherina. Un consiglio o un monito per queste persone quale potrebbe essere?

Io capisco queste persone. Ad una certa età c’è bisogno di socializzare, di stare insieme agli altri, di parlare. Si torna come bambini insomma con una grande voglia di confrontarsi e stare insieme. Oggi grazie a Dio però esiste la tecnologia. Esistono i telefonini con i quali ci si può anche vedere e scambiarsi le opinioni. Facciamo che in questo particolare momento, il telefonino possa essere l’unico mezzo di comunicazione permesso e lo dico per il bene di tutti. Che ognuno stia dove deve stare, cioè al proprio posto. Non nascondiamoci dietro il bisogno di socializzare per fare egoisticamente quello che ci piace fare. In questo caso non solo danneggiamo gli altri ma anche noi stessi. Per ora, la socializzazione, deve significare aiutare gli altri, chiedere, se c’è bisogno, aiuto per gli altri. Siamo stati fin troppo egoisti. Serve un tipo di solidarietà diversa, cioè aiutare gli altri per agevolare il movimento, ad esempio, chiamare l’infermiera se il nostro vicino ha bisogno, non incontrarsi per chiacchierare.

Lei è ancora positiva, professoressa?

Sì. Anche se è passata la fase acuta.

Un messaggio a chi la sta leggendo.

Il mio motto è non fate arrabbiare i malati di Covid perché già soffrono molto.

Tiziana Sferruggia

Tiziana Sferruggia

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