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Il paradosso del verde pubblico a Marsala

C’è un paradosso che caratterizza l’amministrazione della città a Marsala, da alcuni anni. Da un lato, infatti, le giunte che si sono avvicendate hanno manifestato una crescente attenzione per l’ambiente, promuovendo – meritoriamente – iniziative e progetti di sensibilizzazione al rispetto della natura che hanno coinvolto scolaresche e cittadinanza. Dall’altro lato, però, l’impegno verso una nuova culturale ambientale non è stato accompagnato da risultati adeguati sul fronte della manutenzione del verde pubblico. Spesso la nostra redazione è stata oggetto di segnalazioni varie da parte dei lettori, a proposito di aiuole, giardini e spazi verdi a lungo trascurati. Per non parlare delle operazioni di potatura, che in molti casi hanno provocato vibranti proteste tra gli agronomi del territorio. Uno dei casi che più recentemente abbiamo segnalato riguarda il parcheggio comunale di via Giulio Anca Omodei e, in particolare, la scalinata che conduce dal primo al secondo livello. I gradini sono da tempo inaccessibili ai pedoni, a causa della folta vegetazione, diventata di settimana in settimana più invadente.

Abbiamo girato la segnalazione al Comune anche in via privata, con lo spirito di servizio che caratterizza una testata giornalistica, nel quotidiano sforzo di raccontare il territorio e di contribuire alla sua crescita civile, sociale ed economica. Nel caso specifico, a dire il vero, abbiamo pure segnalato la presenza di un divieto di sosta divelto, potenzialmente pericoloso. Il segnale stradale è stato rimesso a posto nel giro di 24 ore, la vegetazione è andata invece crescendo, continuando a rendere inaccessibile la scalinata. Peraltro, com’è noto, il parcheggio è un servizio pubblico di cui cittadini e turisti usufruiscono a pagamento e che, pertanto, dovrebbe funzionare in ogni suo aspetto. La questione del rispetto per l’obolo dedicato alla sosta è però, tutto sommato, secondaria rispetto a un’idea di trasandatezza del verde pubblico che si riscontra anche nel giardino storico di Villa Cavallotti, così come al Baluardo Velasco e in altre zone, più o meno frequentate, in cui il comune cittadino (e magari anche la scolaresca che ha partecipato alla Giornata della Terra) cerca la conferma di un’idea di città orientata al rispetto dell’ambiente. Spesso, di fronte a segnalazioni di questo genere, ci siamo sentiti ripetere che il personale di cui dispone il Comune è numericamente insufficiente. Eppure ci sono stati dei piccoli esperimenti a cui hanno collaborato attivamente i privati che hanno assicurato cura e decoro ad aree prima confinate nel degrado, come avvenuto recentemente anche a piazza Caprera. Il passo successivo sarebbe passare dal carattere episodico alla sistematicità di queste esperienze. Altrimenti, continueremo a crescere generazioni di giovani che si sentiranno vittime di una congiura schizofrenica, in cui promozione ambientale e cura del verde continueranno a procedere ostinatamente in direzione opposta tra loro.

Villa Cavallotti
Vincenzo Figlioli

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