Lo Stagnone è nel cuore dei marsalesi, così come di tanti turisti che ne hanno ammirato la suggestione nel tempo. Le saline, i mulini, le vasche rosa, i fenicotteri, lo sfondo delle isole, le albe, i tramonti…e, per chi lo ama, anche lo spettacolo del kite. Non ci stancheremmo mai di guardarlo o di ammirare le foto pubblicate periodicamente sui social. Eppure, lo Stagnone riassume nel suo destino quel senso di “croce e delizia” che si estende un po’ a tutta la Sicilia. Perchè, anche in questo caso, la bellezza convive con il degrado, l’orgoglio con il rimpianto, il “vorrei” col “non posso”. Tante, troppe volte abbiamo pubblicato immagini che raccontano la mancanza di senso civico di chi deposita rifiuti più o meno ingombranti sull’Isola Lunga, nella spiaggetta di fronte Villa Genna o tra la folta vegetazione che costeggia la strada che va da Spagnola a San Teodoro. Una situazione che trova spazio anche in diversi commenti che abbiamo trovato su TripAdvisor, dove – a dire il vero – sono davvero pochi i feedback ricevuti dalla Riserva dello Stagnone in confronto a quelli che troviamo sullo stesso portale turistico per le Riserve di Vendicari o dello Zingaro.
Proprio ieri abbiamo pubblicato sulla nostra testata l’intervista al direttore della Riserva Naturale Orientata dello Stagnone, Roberto Fiorentino, che nelle sue risposte tocca tanti punti. Tra le altre cose, conferma quel che si sa da tempo: il Libero Consorzio, gestore della Riserva, non può fare più quello che la Provincia faceva un tempo per lo Stagnone, perchè di fatto non ha più le risorse adeguate. Benissimo, a questo punto si fanno strada una serie di riflessioni. La prima, porterebbe a pretendere dalla Regione più fondi per la manutenzione della Laguna, perchè è inaccettabile che i pontili cadano a pezzi ad ogni mareggiata. E se proprio si ritiene che il problema siano i ragazzi che scorrazzano con i motorini, si potrebbe pensare a una maggiore vigilanza. La seconda porta a considerare se sia ancora il caso di lasciare al Libero Consorzio la gestione della Riserva. Si tratterebbe di una scelta logica, più che ideologica. Nel settore privato, se un’azienda si trova sull’orlo del fallimento solitamente cede qualche “gioiello di famiglia” che non può più curare. Nel pubblico è più complesso, ma c’è un interesse generale nella gestione del bene comune che spesso viene dimenticato e che invece dovrebbe superare gerarchicamente qualsiasi altro ragionamento. Va detto che del cambio di gestore della Riserva si parla da anni: c’è chi propone di affidarla al Comune (che negli ultimi anni si è spesso sostituito al Libero Consorzio per alcuni interventi) e chi preferirebbe rivolgersi alle Università o alle associazioni ambientaliste. L’impressione è che ancora la questione non sia stata affrontata in maniera adeguata. Mai come adesso, alla vigilia della campagna elettorale per le prossime amministrative, pare giunto il momento di imprimere un cambio di rotta nella gestione dello Stagnone. Perchè al di là dei singoli progetti che sono in fase di attuazione, c’è la necessità di tutelare e valorizzare la Riserva con una pianificazione mirata, che immagini lo Stagnone tra dieci anni, fissando obiettivi di medio e lungo periodo. Viceversa, non ci sarà alternativa alla decadenza già iniziata.