Da San Teodoro a Torre Sibiliana, per le spiagge marsalesi sta venendo fuori un’estate complicata. Gli interventi di pulizia, da quest’anno affidati alla ditta che cura la raccolta differenziata (come avviene anche in altri Comuni), sono iniziati in ritardo rispetto al passato. La decisione di spostare I cumuli di posidonia dai lidi alle spiagge libere ha contrariato molti bagnanti, che continuano a ritenere che una spiaggia piena di alghe sia sporca. Serviranno, probabilmente, diverse generazioni prima che si esca da questa convinzione.
Nel frattempo, però, il rischio è che presto quei fazzoletti di sabbia che chiamiamo spiagge, non ci saranno più. Il processo di erosione del litorale è infatti di anno in anno più evidente, ma anche in questo caso, l’impressione è che ce ne accorgeremo solo quando non ci sarà più nulla da fare. Come autorevolmente spiegato in questi anni, alla base del costante ridimensionamento delle nostre coste c’è il cambiamento climatico, un problema globale, affrontato sempre con grande difficoltà dai governi. Dalle nostre parti, inutile nasconderlo, l’abusivismo edilizio ha complicate ulteriormente la situazione. Il risultato è sotto gli occhi di tutti. Un esempio? Fino a una decina di anni fa, tanti marsalesi andavano al mare al “Fortino”, intorno alla struttura in pietra che si trovava appena sotto la curva che precede il Lido Pakeka (ex Mediterraneo). Oggi il “Fortino” è diventato una sorta di scoglio anomalo, circondato dal mare, in una zona esclusivamente sabbiosa. Le nuove generazioni fanno fatica a credere che non è sempre stato così o che, alcuni decenni fa, la costa marsalese era addirittura ricca di dune.
Di tutto ciò, purtroppo, si parla pochissimo. Eppure il mare continua ad essere per la nostra economia turistica un’autentica riserva aurea, quella che continua a richiamare visitatori e turisti nei mesi estivi, nonostante l’addio ai grandi eventi del passato o il ridimensionamento dell’aeroporto. E’ alle Regioni che spetterebbe intervenire a difesa dei litorali o degli abitati costieri, ma in Sicilia sono stati proprio i governi regionali a creare più danni che soluzioni attraverso sanatorie, riordini delle coste o condoni. Altrove, come in Emilia Romagna, sono stati create nel tempo servizi ad hoc per studiare le condizioni dei litorali e individuare strumenti e interventi per la loro tutela, dal ripascimento dei fondali alla realizzazione di scogliere emerse o sommerse. Mi piace pensare che l’attenzione giustamente riservata al futuro dello Stagnone in questi ultimi mesi, possa essere estesa anche alla salvaguardia della zona sud della costa marsalese. Un tema che avrebbe tutte le carte in regola per occupare un ruolo centrale anche nella prossima campagna elettorale.