Ogni anno partecipo alle giornate organizzate dal Fondo Ambiente Italiano che hanno il merito, tra le altre cose, di farci riscoprire piccoli e grandi gioielli dei nostri territori. La visita comincia sempre con un mix di stupore ed entusiasmo, legato alla constatazione che a pochi passi dalle nostre case ci sono scrigni preziosi ancora da scoprire, di cui colpevolmente ignoriamo l’esistenza.
Domenica, in particolare, ho avuto modo di visitare con la mia famiglia il Complesso dei Niccolini, adiacente alla Chiesa dell’Itria di Marsala. Varcare l’arco in pietra che conduce ai preziosi reperti è un’esperienza magica, che schiude davanti agli occhi dei visitatori uno scenario inatteso, così lontano (eppure così vicino) rispetto ai percorsi della nostra quotidianità. Vale davvero la pena attraversare il viale centrale con le sue colonne per dirigersi verso le latomie, ammirare quel che resta dei mosaici e degli affreschi di quest’area, inizialmente pensata come primo cimitero della cristianità nell’antica Lilibeo. Di fatto, si tratta di un ideale continuum con un altro gioiello del nostro patrimonio archeologico, il Complesso di Santa Maria della Grotta, che ho avuto modo di scoprire in occasione di un’altra apertura straordinaria organizzata nelle giornate del Fai.
Tradizione vuole che l’entusiasmo iniziale tra i visitatori delle giornate del Fai, finisca spesso per lasciare spazio al solito eterno rimpianto: “ma com’è che non riusciamo a valorizzare la sterminata bellezza che ci circonda?”. Di fronte a quest’interrogativo, c’è solitamente qualcuno che aggiunge altre frasi di comune buon senso (“Gli americani hanno quattro pietre ma le trasformano in miniere d’oro”) o che prova ad andare dritto al punto (“Perché i nostri politici non si occupano di queste cose?”).
Già, il punto. Perché il problema è esattamente questo: nella maggior parte dei casi, abbiamo scelto una classe dirigente che non ha nessun interesse a valorizzare o proteggere il bene comune, preferendo favorire interessi individuali e clientelari con l’obiettivo di acquisire voti e consensi. Si tratta di soggetti che hanno sempre pensato che la politica si facesse in altri modi. E’ più facile che abbiano anche loro una casa abusiva sul litorale o che preferiscano interloquire con i mafiosetti della provincia piuttosto che con i giovani progettisti innamorati della Sicilia, pronti a presentare proposte di rinascita e riqualificazione.
E’ qui la chiave di tutto, lo dimostrano anche le carte delle recenti operazioni “Scrigno” e “Artemisia”. Non si chiede conto al candidato alla Regione del perché l’aeroporto di Birgi vada verso la chiusura o delle ragioni che frenano la valorizzazione del Parco Archeologico. Si chiede un occhio di riguardo per una 104, un posticino all’Anfe o nella cooperazione sociale. Se dunque la politica si è dimostrata inadeguata, c’è una grande complicità da parte di chi vota e supporta certi candidati. Spezzare questa catena, costituisce il primo passo per riappropriarci dei nostri tesori in modo da poterli condividere con il resto del mondo.