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La dannazione dei giovani in fuga

Ora che le liste sono state depositate, pubblicate e ampiamente sviscerate non resta che attendere le prime iniziative pubbliche per salutare l’inizio ufficiale della campagna elettorale. Sarà una competizione diversa rispetto a quelle vissute con il “Porcellum”: il meccanismo delle liste bloccate aveva infatti progressivamente depotenziato il confronto tra i candidati a cui il “Mattarellum” ci aveva abituati, finendo per aumentare il peso specifico delle segreterie nazionali nella composizione delle liste bloccate e per diminuire l’affluenza alle urne. Il “Rosatellum” è una legge con molte zone d’ombra, ma per lo meno ha il pregio di ricostituire, seppur parzialmente, il meccanismo dei collegi uninominali e di proporre listini per i seggi uninominali più qualificati.

Comunque vada, pare qui opportuno tornare a proporre all’attenzione dei candidati del territorio quello che per la nostra redazione rappresenta da anni uno dei temi di maggiore emergenza sociale e civile: l’emigrazione giovanile. I dati sono ormai noti: dalla Sicilia vanno via ogni anno 20.000 under 40. Di fatto, è come se ogni 365 giorni scomparisse un paese come Villabate o Tremestieri Etneo. Tendenzialmente, resta chi si trova in condizione di proseguire le attività di famiglia o chi è talmente sfiduciato da pensare di non poter trovare spazio in altre realtà. Tutti gli altri vanno via, facendo spesso la fortuna di altri territori. Finora la politica si è occupata poco di questo fenomeno, limitandosi ad annoversarlo tra i tanti problemi che affliggono il Sud. Nel frattempo, sono state perse tanti occasioni potenzialmente formidabili perchè i fondi europei sono stati utilizzati in minima parte, i bandi predisposti in ritardo, i progetti presentati in maniera lacunosa.

Recentemente sono state promosse altre iniziative – come il piano “Resto al Sud” – che vanno nella giusta direzione, ma servirà tempo per vederne benefici. E la Sicilia, come il resto del Meridione, tempo non ne ha più. Da un lato infatti i siciliani di tutto il mondo gonfiano il petto d’orgoglio quando leggono sulla stampa internazionale che il patrimonio dell’isola ha meritato lo stesso numero di riconoscimenti dall’Unesco dell’intero Egitto, dall’altro non riescono a immaginare di poter realizzare i propri progetti di vita nella terra in cui sono nati e cresciuti. Ed è esattamente questa la peggiore tra le dannazioni possibili. Un meccanismo perverso che va scardinato con determinazione da chi si candida a rappresentare questo territorio a livello nazionale.

Qualcuno tra le donne e gli uomini che sono stati inseriti nelle liste ha già dimostrato impegno e attenzione su questo fronte nel recente passato. L’auspicio, per quanto ci riguarda, è che possano riuscire a intepretare la loro campagna elettorale nel segno del riscatto dei giovani siciliani e che – una volta eletti – possano tradurre gli impegni presi in azioni efficaci, affinchè quei “paesi di 20.000 abitanti” precedentemente scomparsi possano essere restituiti alla loro terra d’appartenenza.

Vincenzo Figlioli

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