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Il bivio di Alberto Di Girolamo

Alberto Di Girolamo si trova, ora più che mai, davanti a un bivio: la sua amministrazione comunale lavora e si dà da fare, ma a due anni dalla vittoria elettorale del 2015 è arrivato il momento di capire come proseguire. I fatti delle ultime ore hanno soltanto confermato un’impressione che osservatori politici e cittadini hanno maturato da tempo: così non si può andare avanti. Da due anni, di fatto, il sindaco non ha una maggioranza stabile in Consiglio. Sono bastati pochi mesi al presidente Enzo Sturiano per radunare intorno a sé un gruppo trasversale di consiglieri che spesso si sono messi di traverso rispetto ad atti importanti promossi dall’amministrazione: dalla delibera sulla Tari bocciata nel 2015 al lungo e difficile dibattito sul Piano rifiuti dello scorso anno, sino al mancato scioglimento di Marsala Schola, appena alcune settimane fa. Chi non si è allineato alle strategie di Sturiano è stato ridimensionato (come Calogero Ferreri o Linda Licari) con l’inconsueto ricorso all’istituto della sfiducia nei confronti dei presidenti di commissione, o è stato messo ai margini (come Daniele Nuccio, le cui iniziative vengono spesso boicottate dall’ufficio di presidenza). Il gruppo del Pd si è spesso spaccato e per certi versi ha rinunciato alla possibilità di essere alla guida politica della maggioranza, lasciando spazio ad altre forze numericamente meno consistenti, ma evidentemente più motivate.

Il sindaco, naturalmente, ha le sue responsabilità: è mancata la capacità di dialogo, ma è mancata soprattutto la capacità di indicare soluzioni rapide nelle situazioni di crisi. Ci sono situazioni che sono rimaste inspiegabilmente in sospeso per troppo tempo, come la mancata sostituzione di Lucia Cerniglia (dimessasi dalla carica di assessore nove mesi fa). E anche negli atti prodotti dalla giunta la prudenza si è spesso trasformata in attendismo, come dimostra la difficoltà nella trasmissione al Consiglio del Piano Triennale delle Opere Pubbliche o del Bilancio di Previsione. In tutto ciò, l’amministrazione sta continuando a scontare difficoltà legate ai tagli ai trasferimenti e alle carenze di personale in seno agli uffici comunali, senza contare le complesse interlocuzioni con la Regione sulle progettualità che più stanno a cuore al sindaco per lo sviluppo della città. Poi ci sono gli oppositori esterni che ogni tanto si fanno sentire (leggi Massimo Grillo), i cittadini che si lamentano per le strade o sui social (a volte con cognizione di causa, a volte per abitudine) e c’è chi soffia sul fuoco della mozione di sfiducia per alzare ulteriormente la temperatura: un’ipotesi folle, che consegnerebbe la città all’ennesimo commissariamento e a un’ulteriore perdita di tempo che i marsalesi non possono permettersi.

Alberto Di Girolamo sa bene che è arrivato il momento di imprimere un segnale di discontinuità alla propria azione amministrativa: nei giorni scorsi aveva preannunciato un incontro con la stampa per chiarire alcuni punti. Gli eventi di questi giorni hanno reso ancora più urgente tale appuntamento. Dopo di che, occorrerà ricomporre il plenum della giunta, puntando su tecnici di indiscussa competenza, tali da consentire un valore aggiunto in termini di professionalità e autorevolezza ad una squadra assessoriale che presenta già buone individualità. Ma più d’ogni altra cosa, occorre indicare una direzione, un programma di cose da fare che consenta all’amministrazione e alla città di uscire dalle sabbie mobili dell’ordinaria amministrazione e di mantenere quella promessa di cambiamento su cui i marsalesi avevano scommesso nel 2015. Individuata una linea d’azione, sarà indispensabile perseguirla con grande velocità. E lì che Di Girolamo può ancora vincere la sfida contro i dissidenti, gli oppositori e gli scettici, ripristinando un’alleanza con i cittadini che allo stato attuale appare interrotta, ma non definitivamente compromessa.

Vincenzo Figlioli

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