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Il senso del rifiuto

La foto che pubblichiamo oggi parla da sola. Siamo a Marsala, di fronte Villa Genna, nel cuore della laguna dello Stagnone. Più precisamente, siamo a ridosso di una spiaggetta libera, molto frequentata dalle famiglie con bambini e dagli anziani che apprezzano il tepore dell’acqua e la tranquillità che magari non trovano nei lidi. E’ la stessa zona in cui molti marsalesi e tanti turisti amano recarsi al tramonto per un aperitivo improvvisato, qualche scatto fotografico suggestivo, una corsetta o una passeggiata salutare. Quella zona che tanti di noi considerano già da anni “patrimonio dell’umanità”, a prescindere dai riconoscimento dell’Unesco che forse non arriverà mai. O almeno, non arriverà fino a quando mostreremo questo tipo di cura verso i luoghi più belli del nostro territorio. Abbiamo trascorso un’intera estate a scrivere e parlare di emergenza rifiuti, degli interessi delle lobbies che controllano le discariche o il trasporto dell’immondizia in giro per la Sicilia, di isole ecologiche che vanno a fuoco, di topi che scorrazzano per le strade e di servizi tutt’altro che impeccabili. Ragionamenti articolati, in cui abbiamo colpevolmente trascurato un aspetto: c’è ancora una parte importante della nostra comunità che non conosce cosa sia il senso civico e continua a calpestare con menefreghismo le più banali regole del vivere civile.

In questa foto, che ho scattato personalmente domenica mattina, non si vede solo qualche bottiglia o qualche cartaccia. C’è una sedia in plastica (e un’altra che non si vede l’abbiamo notata a pochi metri di distanza), cassette vuote, contenitori, vasi, sacchetti, materiale da imballaggio, pezzi di legno e tanto altro. Poco dopo aver immortalato quest’immagine, vengo raggiunto dal papà di due bambini che mi mostra anche una siringa usata, con tanto di ago in bella vista. E dire che i due cestini per i rifiuti poco distanti dall’inquietante ritrovamento non sono nemmeno tanto pieni. Lasciamo stare per una volta il personale che non pulisce (in questo caso dovrebbe occuparsene l’ente gestore della Riserva), le accuse alla cattiva politica, gli strali contro le tasse che aumentano mentre i servizi peggiorano. Non ci sono scuse. La colpa è nostra che alla fine accettiamo tutto per il quieto vivere e al massimo ci limitiamo a coltivare un misero quarto d’ora di indignazione su facebook. E il senso di rifiuto che sentiamo verso questa immagine, dovremmo sentirlo prima di tutti verso noi stessi, che da anni accettiamo che venga dilapidata la straordinaria bellezza di una terra che meriterebbe ben altri abitanti.

Vincenzo Figlioli

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