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Marsala non è morta

Da un po’ di tempo mi chiedo se sia corretto definire Marsala “una città morta”. Sicuramente, risulta difficile affermare che stia attraversando uno dei periodi migliori della sua storia. Marsala oggi appare come una signora di mezza età, che ha vissuto stagioni di grande fulgore e che fa fatica ad accettare il cambiamento dei tempi e gli acciacchi sopraggiunti. Non è facile accettare di aver vissuto al di sopra delle proprie possibilità per tanto tempo. Negli anni Ottanta, trovare un impiego pubblico era semplice quasi come respirare e il fantasma della disoccupazione era argomento che preoccupava pochi. Negli anni Novanta ci si era resi conto di avere il portafogli pieno e si è deciso che era il tempo di investire sui lavori pubblici, sulla cultura e su una certa idea di città, valorizzando in particolare il centro storico. Negli anni “zero” e nei primi anni del decennio successivo si è cominciato a capire che i tempi stavano cambiando e che occorreva un atteggiamento da “formica” più che da “cicala”. Per usare una metafora, si è capito che occorreva mettersi a dieta, ma si è cercato di rimandarne l’inizio al lunedì successivo del mese entrante.

A guardarla oggi, questa città, non sfugge l’esistenza di tanti problemi che consentono sonni poco sereni: in queste settimane abbiamo scritto abbondantemente delle piantagioni di canapa illegalmente attecchite nelle periferie, ma anche della questione rifiuti, delle difficoltà per i giovani a immaginare il proprio futuro in questa terra. Senza dimenticare le situazioni critiche che vivono settori un tempo trainanti come l’agricoltura, il commercio, la marineria. E anche il turismo, sicuramente in crescita rispetto ai decenni precedenti, soffre la precarietà legata al futuro dell’aeroporto “Vincenzo Florio” di Birgi e l’incapacità di attuare una programmazione in grado di destagionalizzare i flussi in entrata. Nonostante tutto ciò, non ci sentiamo di dire che Marsala sia una città morta. E’ vero, ci sentiamo distanti da chi questi problemi non li vede e tende a nasconderli sotto il tappeto puntando il dito contro coloro che li evidenziano, bollandoli come disfattisti. Parimenti, si ha l’impressione che molti commenti apocalittici su Marsala che abbiamo letto negli ultimi mesi siano dettati più dalla voglia di denigrare l’amministrazione comunale in carica facendone un capro espiatorio di tutti i mali della terra, che dalla reale consapevolezza delle criticità esistenti.

Al di là di tutte le problematiche evidenziate, vanno infatti ricordati alcuni fattori che testimoniano come, tra tante difficoltà, ci siano comunque elementi di grande vitalità nella comunità lilibetana e che vanno avanti a prescindere dalla dialettica politica. Ci sono aziende che hanno capito che non è più il momento di vivere di rendita e hanno cominciato a investire sull’innovazione e sulla costruzione di un nuovo rapporto con il territorio. Ci sono privati, spesso giovani, che nonostante tutto restano qui, rischiando in proprio e supplendo alla mancanza di lungimiranza delle generazioni precedenti. E poi c’è il mondo dell’arte, che a Marsala in questi giorni ha dato una piccola grande lezione di dignità all’intera comunità cittadina, ricordando con garbo all’amministrazione comunale che le ristrettezze economiche in cui navighiamo non devono impedire di immaginare una città in cui la cultura abbia un ruolo importante.

Riprendendo la similitudine iniziale, ci piace pensare che la signora di mezza età che tanto somiglia alla nostra Marsala possa avere la capacità di ripartire anche da qui per superare lo stato depressivo in cui sembra confinata e regalarsi ancora tante stagioni da ricordare senza pensare troppo al passato e supportando con saggezza e affetto il processo di crescita dei suoi giovani figli.

Vincenzo Figlioli

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